RIMINI. Un anno di reclusione. È la pena che il giudice onorario del tribunale di Rimini Antonio Pelusi ha inflitto a un ragioniere contabile riminese di cinquantaquattro anni. L’imputato – che respinge l’addebito e ricorrerà in appello (è difeso dall’avvocato Piero Venturi) – era accusato di truffa. A denunciarlo uno che all’epoca era uno dei suoi migliori clienti, un imprenditore edile. Stando all’accusa il professionista avrebbe incassato nel tempo circa ventimila euro per fare fronte a imposte che in realtà non erano dovute e a un debito con l’erario che invece non esisteva.
La vicenda risale a sette anni fa (la prescrizione è vicina). I sospetti emergono quando l’imprenditore, che fino a quel punto non nutriva sospetti sul ragioniere, si confronta con un collega che paga, per gli stessi tributi e con un giro di affari equivalente al suo, molto meno di lui. Quindi va da un commercialista per ricostruire i suoi presunti problemi con il fisco e scopre invece di non dovere niente allo Stato. Il passo successivo è la denuncia penale (l’imprenditore si è costituito parte civile con l’assistenza dell’avvocato Aldo Pancini). Il procedimento approda in aula e il ragioniere si professa innocente: i pagamenti chiesti al cliente non erano legati al pagamento delle tasse, ma il corrispettivo di una serie di prestazioni professionali.
Delle parcelle per onorari e per ricorsi riconducibili a vicende personali dell’imprenditore, compreso un accertamento della guardia di finanza, che nulla avevano a che fare con l’impresa del cliente. Il professionista ha presentato una documentazione che alla valutazione di un perito nominato dal giudice ha lasciato però evidentemente qualche margine di ambiguità.