Bagnini, anche Viserba protesta: "In spiaggia non c'è quasi più nessuno e paghiamo i salvataggi"

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«Le spiagge sono vuote. Nessuno va in acqua a fare il bagno. Eppure, per una decisione incomprensibile della politica, siamo costretti a pagare il salvataggio per un’altra settimana ancora». Dopo Mauro Vanni, presidente di Confartigianato imprese balneari, che la scorsa settimana aveva sollevato la protesta dei gestori dei bagni di Rimini («paghiamo i salvataggi per guardare i cocali», ovvero i gabbiani), è la volta di Giorgio Mussoni, presidente della categoria per la zona di Viserba, a rilanciare la protesta. Il rappresentante sindacale critica fortemente la decisione del Comune parlando di «stagione ormai finita» e di «carenza di vacanzieri». «Il servizio doveva terminare il 13, ma si è deciso di prolungarlo di altri sette giorni. A nostre spese, ovviamente. E, peraltro, senza un motivo plausibile, visto che, ripeto, nessuno fa più il bagno perché qui a Viserba ci sono solo pochi turisti e, per di più, con la passione del ciclismo e del podismo. E dire pochi... è già tanto», commenta con sarcasmo Mussoni. Pochi ombrelloni, qualche lettino, l’aria è quella della smobilitazione. “Dell’estate sta finendo”, come recita una nota canzone. «E’ sufficiente farsi un giretto qui da noi per rendersi conto di persona della situazione – continua Mussoni -: gli stabilimenti sono ormai in fase di chiusura, tra ombrelloni da lavare per il fine stagione e lettini da riportare in magazzino. E anche gli alberghi hanno ormai spento le insegne. Almeno quelli stagionali, che sono la maggioranza. Perché quelli aperti tutto l’anno sono, evidentemente, ancora operativi. Ma solo quelli però».

Scendi di qualche chilometro a sud, arrivi a Rimini, e la lamentela è la stessa: pochi turisti in spiaggia e operatori di salvataggio ancora al lavoro. Sottolinea Vanni: «Arriviamo al 18 settembre, facciamo terminare la stagione degli operatori del salvataggio, così come voluto dall’ordinanza comunale, poi ognuno farà le sue valutazioni». L’aria di smobilitazione, dunque, coinvolge anche la capitale italiana del turismo, avvolta, come sempre nel mese di settembre, in quella malinconica atmosfera da fine estate, inizio autunno. «Di ombrelloni ne saranno rimasti una metà, ma anche meno – fa notare Vanni -. Nel mio bagno, ad esempio, ne ho affittati appena una decina. Ormai siamo in fase di chiusura. Tra l’altro questo fine settimana abbasseranno le saracinesche anche i ristoranti sulla spiaggia. Mentre molti alberghi sono già chiusi. Pensate che nella zona davanti al mio stabilimento balneare, su cinque hotel presenti, quattro hanno già spento le insegne e dato l’arrivederci al prossimo anno ai propri clienti. Anche la Publiphono Rimini non è più operativa ed Hera ha ridotto il servizio di raccolta rifiuti». E c’è anche da vedere se reggerà il tempo. E se nel fine settimana brillerà ancora il sole. «Tra i pochissimi turisti rimasti in quei pochi hotel ancora aperti ci sono i soliti gruppi anziani, che sono gli unici frequentatori della spiaggia in questo periodo – conclude il presidente di Confartigianato imprese balneari -. Oltre, naturalmente, a qualche riminese, amante della tintarella fuori stagione. Per il resto, il nulla. E le previsioni sembrano indicare pioggia, già da giovedì. Vedremo se riusciremo a fare questo fine settimana o se ci toccherà togliere gli ultimi ombrelloni e gli ultimi lettini in anticipo».

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