Debiti, altra mazzata per le famiglie riminesi che ancora una volta vedono salire l’ammontare dei soldi da restituire alle banche, cresciuto nel giro di un anno del 4,2%. Incremento che si attesta sopra la media nazionale, ferma al + 3,5% e che fotografa il quadro di difficoltà economica generale. I numeri sono emersi dal report uscito nei giorni scorsi dell’osservatorio della Cgia Mestre, che analizza la situazione in tutta Italia, nelle regioni e nelle singole province. E per il Riminese si registra una crescita dell’indebitamento che arriva a quota 22.782 euro per nucleo, con un totale di 3 miliardi e 424 milioni, ovvero + 138 milioni, che la piazzano al 38° posto nella graduatoria complessiva, dove Ravenna è al 19° posto, con 25.623 euro in media e un + 9,1% rispetto all’anno precedente, incremento più alto nel panorama nazionale. Forlì-Cesena si piazza subito sotto, al 20° posto con 25.146 euro di indebitamento medio per famiglia e un aumento del 5,1%.
In regione e da Milano a Enna
Quindi Rimini, almeno a livello romagnolo sembra navigare in acque migliori; anche dando un occhio in Emilia Romagna si vede che la crescita dell’indebitamento medio è stata più elevata rispetto al territorio riminese: si parla di un +5,1%, pari a 24.950 euro per nucleo. Discorso diverso a livello nazionale: + 3,5%, con Milano in testa con 35.342 euro, seguita da Monza-Brianza con 31.984 e Bolzano con 31.483. Ultima Enna con 9.631. E dalla Cgia infatti spiegano che «è probabile che l’incremento dei debiti sia in parte riconducibile alla forte ripresa economica avvenuta nel biennio 2021-2022. Le aree provinciali più esposte economicamente, infatti, sono anche quelle che presentano i livelli di reddito più elevati. Sicuramente in queste realtà tra gli indebitati ci sono anche nuclei appartenenti alle fasce sociali più deboli». Tuttavia, «il maggiore indebitamento di questi territori potrebbe essere riconducibile ai significativi investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare che, ovviamente, sono in massima parte ascrivibili alle famiglie che hanno un buon tenore di vita».
Economia a rilento
Resta però un rovescio della medaglia, ovvero il rischio usura. «Con il progressivo rallentamento dell’economia e il conseguente crollo dei prestiti bancari alle imprese avvenuto negli ultimi mesi – spiegano dalla Cgia Mestre – non è da escludere che sia in atto un “avvicinamento” delle organizzazioni criminali verso le micro aziende a conduzione familiare, come gli artigiani, i negozianti e tante partite Iva. Da sempre il mondo dei lavoratori autonomi è quello più a rischio».