Rimini, il vicario: "Green pass in chiesa? Mica siamo in discoteca"

Grande apertura su tutto ciò che si rendesse necessario, ma anche grande fermezza sulla libertà di culto e grandissima attenzione e rispetto del protocollo stipulato con il Governo più di un anno e mezzo fa: il mondo ecclesiastico riminese non ritiene necessaria l’introduzione del Green Pass per partecipare alle funzioni religiose sollecitato dal presidente della Provincia Riziero Santi sulla sua pagina Facebook, ma è pronto nel caso ad adattarsi a ogni decisione venisse presa in maniera ufficiale e poi condivisa dalla Cei.

“Ci sono valori e valori”

«A prima vista qualcuno potrebbe dire ‘i soliti privilegiati’, ma guardando le cose con più attenzione non si può non rendersi conto che ci sono valori diversi: un conto è infatti andare al cinema o in discoteca e un altro è poter manifestare la libertà di culto riconosciuta dalla Costituzione e in nome della quale è stato sottoscritto un protocollo con il Governo già nel maggio 2020 poi confermato con alcune modifiche. Una serie di indicazioni che valgono non solo per la Chiesa Cattolica, ma per tutte le religioni» esordisce il Vicario della Diocesi di Rimini don Maurizio Fabbri. Ribadendo subito: «E’ chiaro che siamo aperti a fare la nostra parte in ogni emergenza, come avvenne d’altra parte nel maggio 2020 quando si decise di chiudere le chiese. Ma non mi sembra questo il momento: come è consentito a un cittadino di andare in farmacia o di usufruire dei cosiddetti servizi essenziali, è giusto gli sia data la possibilità di partecipare liberamente alla vita della Chiesa visto che anche questo è considerato dalla Costituzione un valore primario».

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