Rimini, il pittore social: "Instagram ha lanciato i miei quadri"

Il suo “curriculum” racconta tutta un’altra storia, ma la passione è la passione. Brucia dentro, divampa anche quando la vita ti porta a percorrere altre strade (fortunatamente di successo) e alla fine esplode. Sulla carta d’identità di Mattia Ghinelli c’è scritto architetto e la carriera in studio non è certo avara di soddisfazioni, il cuore è però sempre stato attratto anche da tele e pennelli e dopo un lungo percorso da autodidatta, alla soglia dei 46 anni la chiamata da Milano è arrivata per i suoi acquerelli. Una di quelle chiamate da stropicciarsi gli occhi, da Art Space per la terza edizione della mostra “Ambientarti” che si terrà fra il 27 aprile e il 6 maggio nella prestigiosa Galleria Ma-Ec di Palazzo Durini, a due passi dal Duomo, dove Ghinelli sarà in un gruppo di 57 artisti internazionali provenienti da Arabia Saudita, Brasilia, Cape Town, Cina, Finlandia, Giappone, Grecia, Italia, Libano, Messico, Romania, Scozia, Stati Uniti… che presenteranno le diverse opere con l’intento di sensibilizzare il pubblico sul tema della salvaguardia e della sostenibilità ambientale.

Tutto merito delle ore e ore nei calanchi dell’alta Valmarecchia, in quel lembo di provincia di Rimini che bacia le Marche e la Toscana in cui Ghinelli si rifugia non appena chiude la porta dello studio e ha dei momenti di libertà per “raccontarla” con i suoi quadri.

Ghinelli, la sua storia d’amore con la pittura è dir poco particolare. Come è arrivato a dipingere?

«Sono appassionato d’arte da sempre, ma ho fatto tutt’altri studi. Ho frequentato il liceo scientifico Serpieri, ma proprio per questa mia inclinazione ho scelto poi Architettura a Venezia ritenendo che mi tenesse in connessione con le espressioni artistiche, che, visto il mio percorso scientifico, avevo vissuto sempre più dal punto di vista teorico. Già dal primo anno di Università mi sono imbattuto nell’acquerello, ho respirato una città che vive di arte e pittura e ho deciso di provare anche io. Da profano, ho acquistato compulsivamente tutto quello che era inerente alla pittura e sono partito da autodidatta a fare quadri in giro per Venezia».

Un incipit che non si è però esaurito come molte passioni giovanili...

«Niente affatto. Un po’ alla volta ho sperimentato, ho preso via via confidenza e negli anni ho sempre coltivato questa tecnica più o meno intensamente. Negli ultimi tempi mi ci sono poi messo con metodo, voglia di migliorare e apprendere tecniche nuove sperimentando molto e ora che ho raggiunto una certa padronanza vi dedico gran parte del mio tempo libero».

Il suo soggetto preferito è l’Alta Valmarecchia, che è diventata anche il suo buen retiro.

«Ho rilevato una casa a Bascio che avevano preso i miei genitori, appena posso mi rifugio là e ho iniziato a farvi un po’ di progetti pittorici mirati. Il principale è sugli edifici abbandonati della zona, le chiese poco conosciute, le abitazioni in sasso e pietra arenaria in mezzo alle campagne: mi piace moltissimo quest’area che ha soggetti ideali per l’acquerello e le sue mille sfumature, uno sfondo non a caso amatissimo da Piero della Francesca e che diversi studi identificano anche in quello della Gioconda di Leonardo Da Vinci. A volte dipingo anche il paesaggio puro, valli selvagge con pochi temi umani che consentono di esplorare la natura nella sua spontaneità, spazi bradi, calanchi, foreste».

Un soggetto che ha colpito nel segno anche gli organizzatori della mostra di Milano. Com’è riuscito a fare parte di un’iniziativa di tale portata?

«La chiamata è stata un fulmine a ciel sereno ed è figlia dei social: è grazie a Instagram che sono stato scoperto e contattato da questa galleria di Milano. Ho quindi inviato alcuni miei dipinti e hanno scelto gli acquerelli “Monte Carpegna” e “Il mulino di San Gianni” che rispondono in pieno al tema scelto per questa terza edizione: l’Ambiente e la necessità di tutelarlo dall’opera dell’uomo nella ricerca di un rapporto più armonico. E’ una grande soddisfazione per me, che non sono certo un pittore in carriera. Probabilmente è trapelata la passione».

Non è un artista di professione, ma in realtà il suo nome inizia a farsi conoscere...

«Da qualche tempo mi è capitato di fare anche opere su commissione e qualcuno mi chiede se gli vendo qualcosa perché – dice - la mia arte gli apre dei mondi: questo è l’aspetto più bello, perché per come intendo io l’arte, il suo fine primo è far vivere emozioni».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui