Rimini. Il bar Lilliput raddoppia gli spazi: "Partiamo coi lavori"

Alzi la mano chi non si è mai fermato a prendere uno spicchio di crostino al banco tenendo nell’altra mano uno Spritz, un calice di vino o una birra. Per uscire poi in strada e diventare parte di una delle cartoline di Rimini. La “folla” in via Sigismondo all’ora dell’aperitivo è infatti un’istantanea della storia della città, racconta Rimini insieme ai monumenti, al lungomare, ad altri locali simbolo dell’offerta locale. Al Lilliput ci sono passati tutti e tutti sono stati e sono parte di quella folla prima del Covid scossa solo dai colpi di clacson degli automobilisti autorizzati. E’ un mood l’aperitivo in piedi, in strada, anche oggi che la pandemia ha “regalato” ai titolari un bel lotto di sedute. Tanto che, anche all’annuncio che il locale a giorni chiuderà per lavori di… raddoppio degli spazi, tanti irriducibili nostalgici ribadiscono che loro non si muoveranno dal loro “posto” e resteranno on the road. Lo rivelano Valentina Angelini e Roberto Di Giacomo, i due titolari che in quel corridoietto stretto in cui si è infilata almeno una volta mezza Rimini si sono conosciuti e fidanzati. Per tutti sono semplicemente “la Vale” e “il Baffo”, al timone rispettivamente da 21 e 11 anni e pronti a investire ancora, pur in mezzo a un combinato disposto pandemia-guerra in Ucraina-caro bollette-inflazione galoppante che consiglierebbe prudenza.

La voce corre di bocca in bocca, “al Lilliput scoppia la rivoluzione”: cosa succede?

«Da anni volevamo allargarci e avevamo trattato il negozio di fianco verso via Garibaldi, invano. Non appena si è liberato invece quello confinante un tempo occupato dalle “Civette” ci siamo accordati, lo abbiamo acquisito e da lunedì 9 gennaio inizieremo a mettere mano ai lavori».

Come diventerà il nuovo Lilliput?

«Butteremo giù la parete divisoria, gireremo il banco e ci doteremo di una nuova saletta con soppalco in cui ospitare le persone anche all’interno. Una trentina di posti a sedere che si aggiungono a quelli che in tempi di Covid abbiamo ottenuto con la possibilità di mettere i tavoli all’esterno. Al momento ne abbiamo 110 a sedere fra qui davanti e un po’ più in su. Con il nuovo spazio potremo dotarci anche di un corner per l’esposizione di prodotti e la vendita di vini che oggi siamo costretti a tenere invece in cambusa».

Cambierà anche il format?

«No, no, assolutamente: l’offerta resterà sempre crostino, aperitivo e… noi due dietro al banco».

Vi siete conosciuti lì, no?

«Certo, la Vale lo aveva preso in mano nel 2001, io ero cliente e come tanti ci siamo messi insieme qui. Poi sono entrato in società nel 2011. Tante coppie sono nate al Lilliput, qualcuno oggi viene con i figli». Sorride il Baffo

Quale è il cliente tipo?

«Non esiste: la fascia 30-50 anni è lo zoccolo duro, ma si trova tranquillamente l’avvocato 60enne che beve con il ragazzo di 20».

Solo la sera o anche a pranzo?

«Funziona anche l’aperitivo di mezzogiorno, specie certi giorni della settimana».

Quanto è stata dura in questi due anni di Covid?

«Tantissimo. Anche perché le regole cambiavano di continuo: dentro solo col green pass e fuori no, massimo in quattro al tavolo, l’asporto solo nella plastica… era un riorganizzarsi quotidiano. Ancora oggi possiamo dare solo il crostino intero con il bere, senza più buffet libero».

Il “popolo del Lilliput” non è però mai venuto meno: come ha preso questa notizia?

«La gente c’è sempre stata, anche se i numeri pre-pandemia sono irraggiungibili per tutti e la nuova generazione non ha più i nostri ritmi. I clienti sono contenti del raddoppio, anche se in tanti ci hanno già annunciato che resteranno in strada perché si sentono a casa lì. Ce lo hanno ribadito anche a Capodanno, quando sono passati in tantissimi a farci un augurio e a farsi un drink, dicendoci che “il Lilliput è il punto di partenza delle serate più belle”».

Quanto ci vorrà per i lavori?

«Contiamo di riaprire in un mesetto, un mesetto e mezzo. Poi saremo aperti sette giorni su sette e d’estate resteremo chiusi la domenica: da quando il centro è stato riqualificato e reso così bello, si lavora molto bene anche nei mesi caldi rispetto a una volta quando si poteva prendersi una pausa. Ora c’è sempre qualche iniziativa e fra i turisti che lo hanno scoperto, i riminesi che lo hanno riscoperto chi scende dall’entroterra la gente non manca».

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