Rimini, gestioni alberghiere ad alto ricambio favoriscono l'evasione

Rimini

«L'infiltrazione criminale non è un fenomeno occasionale, ma strutturato e anche per questo stiamo lavorando insieme alla docente dell’Alma Mater Stefania Pellegrini a un protocollo per la gestione dei beni sequestrati e confiscati alle mafie che vedrà la luce a marzo con il coinvolgimento di Abi, associazioni sindacali e di categoria. Se ne sta accorgendo anche il ministero, tanto che ha previsto per il distretto dell’Emilia Romagna un aumento di organico di 33 unità, uno dei più consistenti in Italia. La proposta per il nostro Tribunale è di tre unità in più (da 22 magistrati giudicanti si passerebbe a 25) e di una in più per la Procura» ha rivelato la presidente della sezione penale Sonia Pasini, fornendo uno spaccato della situazione locale: «Rimini ha un altissimo numero di imprese attive, il secondo dopo Milano, e uno Ioc (l’indice di organizzazione criminale sul territorio) prodotto dall’infiltrazione della criminalità organizzata elevatissimo: basti pensare che nel solo 2018 si sono chiusi tre processi della Dda e sei sono ancora pendenti, numeri secondi solo a Bologna. Senza dimenticare la specificità della vicinanza del Titano, con il rischio di reati per evasione fiscale e riciclaggio».
A tal proposito il procuratore capo Elisabetta Melotti ha però messo in evidenza e ribadito più volte i «buoni rapporti collaborativi con le Istituzioni sammarinesi». Allargando poi la prospettiva. «Nei reati spia si colgono spesso collegamenti con il territorio di provenienza e anche se restano in Procura ordinaria sono un segnale importante. Nel Riminese risultano oltre 3.300 gestioni alberghiere e affitti d'azienda dal turnover molto veloce che favorisce evasione e riciclaggio» ha proseguito, ricordando «il questionario del 2015 secondo il quale il 15% del settore alberghiero e ristorativo dichiarava di essere stato avvicinato e intimidito» e i protocolli attivati dalla Prefettura con i Comuni con parametri quali l’età dei gestori («Quella molto elevata spesso conduce ai prestanome»). E chiudendo la sua disamina con le procedure interdittive («Sono 12 attualmente, 11 di queste fra il 2018 e il 2019 grazie alla sinergia Procura-Prefettura-Dda») e il ricordo dell’omicidio Guerra, vero spartiacque della consapevolezza del fenomeno in Riviera.

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