Usando una terminologia calcistica, sport amatissimo da Lucio Paesani, al termine del primo tempo la Procura della Repubblica conduce 2 a 0 sulla sua famiglia di imprenditori. La Cassazione ha infatti respinto il ricorso contro il sequestro dei 600mila euro ottenuti dal Medio credito centrale destinati alla riqualificazione dell’hotel Vasco per decenni sede distaccata e degli alloggi di servizio della questura di Rimini; opera mai partita e per questo costata ai fratelli Lucio e Claudio e al padre Luciano l’iscrizione nel registro degli indagati con l’accusa di concorso in truffa aggravata ai danni dello Stato. Non solo. Il secondo gol subito dalla famiglia Paesani lo ha insaccato il Gip che nelle scorse settimane ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio: i Paesani saranno processati quindi per questa vicenda dal prossimo 11 novembre.
L’inchiesta
A scoperchiare la pentola su questa presunta truffa fu il Nucleo di polizia economico finanziaria del comando provinciale della Guardia di finanza di Rimini. Tra le presunte anomalie rilevate la circostanza che l’immobile al centro dell’inchiesta risultasse intestato a un’altra società, seppur riconducibile sempre alla famiglia Paesani e che la società richiedente il finanziamento non risulti essere neppure titolare del contratto d’affitto dell’albergo da ristrutturare. Altra “anomalia”: i lavori per legge dovevano essere realizzati entro 9 mesi dall’erogazione dei soldi e invece non sono mai iniziati. Sotto la lente d’ingrandimento anche la modalità con cui il finanziamento è stato ottenuto. La normativa prevede che il 20% della somma richiesta sia garantita dal richiedente. La cifra necessaria sarebbe arrivata dalle casse del ristorante Sburon e del Coconuts. A quest’ultimo sarebbero stati fatti rientrare con un’operazione di pagamento di mobili venduti dal locale di lungomare Tintori che, dalla documentazione acquisita, non sarebbe però mai avvenuta.
La difesa
I ritardi dei lavori, hanno sempre sostenuto i Paesani attraverso il loro legale l’avvocato Paolo Righi non sono partiti, nonostante le diverse riunioni avute in Comune con numerosi dirigenti. Non sarebbe stato possibile perché gli uffici competenti erano chiusi a causa del Covid. Un progetto fatto quindi alla luce del sole. Per quanto riguarda l’acquisto del mobilio, i Paesani hanno spiegato che si è trattato di un normale acquisto di cui però non è stata chiesta la consegna, perché i lavori nella struttura dove devono trovare posto, non sono iniziati.