Si trattano Vlahovic e Lukaku, Leao e Dybala e ci si scambiano Buffon e Osimeh o Immobile e Berardi. I “direttori sportivi” non si chiamano però Giuntoli, Maldini, Cherubini e Marotta e hanno appena cinque, sei o al massimo 10-12 anni. Non siamo infatti all’Hotel Gallia di Milano, ma al Bar Zeta, che la domenica mattina fra un caffè e un cappuccino si trasforma nell’accesissima sede del calciomercato delle figurine.
Decine e decine di bambini varcano la porta già alle prime ore del giorno con l’album in mano e il malloppo delle doppie in zaini che assomigliano alle “ventiquattrore” dei manager. Al loro fianco, genitori che ritornano bambini per un giorno e ad accoglierli con il sorriso sulle labbra lo staff e Matteo Brighi, uno dei soci dello Zeta che con l’album Panini ha più che dimestichezza: il suo “pedigree” pallonaro parla infatti di oltre 400 partite in Serie A con una trentina di gol all’attivo e più di 500 gare di campionato professionistico considerate le 44 in C con il Rimini (con sette centri) e le altrettante a Perugia in Serie B. Senza dimenticare i sigilli in Champions League con la Roma, le quattro partite in Nazionale Azzurra e le 35 in Under 21 con cui si è anche laureato campione d’Europa nel 2004. Una carriera top che l’Aic ha omaggiato grazie alla Panini con uno special edition lui dedicato: quattro pagine con in copertina la scheda da calciatore e all’interno le 19 figurine che l’hanno accompagnata, una per ogni stagione da professionista iniziando dalla Juventus e finendo con l’Empoli. Lo Zeta ne regala ai partecipanti allo scambio-figu e Matteo a richiesta le autografa e non si nega a una foto con nessun piccolo fan.
«Non ci aspettavamo neanche noi un successo così, ce l’ha suggerito “il benza” Roberto Fabbri raccontandoci che era una vecchia tradizione dello Zeta ed è lui che ha predisposto tutto, riannodato i contatti e lanciato l’iniziativa dall’8 gennaio: è incredibile la risposta della gente. Ogni domenica il bar è pienissimo fino a dopo mezzogiorno ed è bello vedere babbi e figli arrivare, fare colazione insieme e poi divertirsi per qualche ora» commenta proprio Brighi girando da un tavolo all’altro. Dove suoi coetanei e anche ultracinquantenni snocciolano fogli colmi di numeri che i bimbi colorano di Uniposca a ogni trattativa andata a buon fine. «Ai nostri tempi le figurine ce le giocavamo a soffio, a botta o facendole cadere dal muro, ma con queste è impossibile: sono enormi, alcune a cartoncino e ce ne sono una marea. Per fortuna ci sono questi scambi, se no un album costerebbe un capitale» sorride uno di loro facendo l’occhiolino.