Rimini, Ferrari rubata col carro attrezzi: assolti i due sospettati

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Erano accusati di essersi impossessati di un’auto da trecentomila euro e di tentata estorsione. Il Tribunale di Rimini ha assolto entrambi gli imputati sospettati, tra l’altro, di avere organizzato il furto della lussuosa Ferrari cabriolet in uso al titolare di una discoteca, un po’ con l’inganno e un po’ con la forza, facendola portare via con il carro attrezzi.

La procura aveva chiesto la condanna per tutti e due gli accusati, un quarantasettenne milanese che millantava legami con la ’ndrangheta, difeso dall’avvocato Simone Facchinetti, e il quarantottenne ex direttore della stessa discoteca, difeso dall’avvocato Luca Greco.

Nel corso del dibattimento, però, sono emerse circostanze poco trasparenti che le indagini, risalenti nel tempo, non avevano chiarito. Tra equivoci, mancati riconoscimenti, storie di debiti pregressi, e la scoperta che in passato uno dei presunti derubati era finito nei guai per un traffico di auto di lusso, i giudici del Collegio si sono ritrovati nella scomoda posizione di chi non ha elementi sufficienti per pronunciare un verdetto di condanna.

La Ferrari, risultata alla fine di proprietà di una banca con sede in Spagna, non è stata più recuperata: le ultime tracce dell’impianto satellitare la davano in medio-oriente, nelle mani di qualche facoltoso notabile legato al petrolio, probabilmente ignaro dell’origine furtiva della fuoriserie.

La costosissima “rossa”, sbloccata dopo un fermo amministrativo, era parcheggiata nell’area della discoteca, sulle colline riccionesi. Per nasconderla e trasferirla all’estero via Milano, i ladri si erano rivolti a un carrozziere di Misano facendogli credere di essere i proprietari e di avere smarrito le chiavi. Così avevano fatto rimuovere l’auto con il carro attrezzi e l’avevano sistemata in officina. Quindi chiavi e scheda di accensione le avevano ottenute, facendo la voce grossa, dal braccio destro del presunto titolare di auto e discoteca (questi però in aula ha negato il suo ruolo), infine la vettura aveva preso il volo verso lidi lontani e sconosciuti.

Gli autori del furto hanno tratto vantaggio dalla confusione venuta alla luce tra amministratori e prestanome, debiti da restituire attraverso triangolazioni, ed equivoci di varia natura. Spuntò fuori il presunto amministratore di fatto della discoteca che spiegò di essere lui il proprietario dell’auto, ma fino a un certo punto: la Ferrari l’aveva presa in leasing, ma nel contratto era da poco subentrato un altro soggetto in virtù di un vecchio credito vantato nei suoi confronti. Un caos, insomma, in cui qualcuno l’ha fatta franca e a rimetterci alla fine è stata “solo” la banca.

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