Rimini. Falsa intestazione del night, imprenditori a processo

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Volevano evitare che la lussuosa discoteca night club fosse sottoposta a sequestro e per questo avrebbero architettato un piano per riuscire a non comparire all’interno della società e fare decollare la remunerativa attività economica, in una delle zone più rinomate della penisola, ovvero nel comune di Campione d’Italia, in provincia di Como. E’ questa la posizione dell’accusa per cui tre imprenditori sono finiti a processo: apertura fissata dal giudice Benedetta Vitolo davanti al tribunale collegiale il prossimo primo marzo, giorno in cui gli imputati, che respingono ogni addebito, dovranno difendersi dall’accusa in concorso di trasferimento fraudolento e possesso ingiustificato di valori.

La vicenda è emersa in modo causale, in seguito a una serie di intercettazioni da parte della Direzione distrettuale antimafia di Bologna di Bologna che stava portando avanti altre indagini. Proprio in queste conversazioni telefoniche uno degli imprenditori coinvolti, un 60enne residente a San Marino e difeso dagli avvocati Luca Greco e Michele Mongiello, si sarebbe mosso per “esportare” il modello di successo romagnolo aprendo un disco night a Campione di Italia, ma visti i precedenti (ricettazione, rapina, estorsione) c’era il rischio di finire nella rete delle disposizioni di legge in materia di prevenzione patrimoniali. Ecco perché l’uomo, a quel punto, si sarebbe fatto aiutare da un’altra persona - un 75enne residente a Riccione e difeso dall’avvocato Filippo Airaudo - che era certa che l’attività sarebbe decollata verso il successo, anche perché dopo alcuni incontri, questo imprenditore-consulente 75enne avrebbe raccontato di avere creato un noto marchio di un locale notturno della provincia di Rimini, affermando così che sarebbe riuscito a esportare l’azienda con lo stesso marchio anche a Campione di Italia, con ottime prospettive di profitto. Anche il 75enne, stando sempre all’accusa, avrebbe quindi intestato in modo fittizio le sue quote della società a un terzo imprenditore “pulito”, residente a Riccione, perché gravato di diversi procedimenti penali tra i quali usura, ricettazione, riciclaggio e bancarotta fraudolenta. E quindi anche per per lui ci sarebbe stato il rischio di un eventuale sequestro che avrebbe fatto saltare in aria l’intera attività economica. Il suo legale, Airaudo, ha però ribadito che il suo assistito è stato scambiato per un imprenditore ma in realtà egli ha sempre svolto l’attività di consulente all’interno di tutta la vicenda e che quindi è estraneo ai fatti contestati.

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