Rimini. Fabbri: "Torna il pesce ma serve un aiuto al Mercato"

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«Le istituzioni mantengano in vita il Mercato coperto, simbolo di Rimini da mezzo secolo e martedì tornerà protagonista dei banchi il pesce dell’Adriatico». Lo farà in corrispondenza con la fine dello sciopero indetto dal settore della pesca che getterà di nuovo le reti. A fare un bilancio di un periodo senza precedenti «per una cinquantina di stand gestiti anche da famiglie alla terza generazione» è Andrea Fabbri, presidente del Mercato coperto da dieci anni.

Quali sono le difficoltà?

«Siamo reduci da un periodo difficile, perché gli acquisti sono stati penalizzati dalla pandemia. Quando riprendevamo fiato è scoppiata la guerra in Ucraina che ha prodotto rincari a livello energetico, con due conseguenze tragiche: la diminuzione dei ricavi per le attività e quella del potere d’acquisto per i clienti».

A quanto ammontano i rincari per i vostri operatori?

«I costi a livello energetico sono aumentati dell’80%, i contenitori per il pesce raddoppiati».

Di quanto è aumentato il prezzo del pesce?

«È difficile stilare una media tra prodotti diversi, ma l’aumento che si è registrato a causa del caro bollette risulta intorno al 10%, al momento riusciamo ancora a calmierare i prezzi, perché il Mercato coperto è una realtà data dalla sinergia tra produttori e commercianti».

Qualcuno è intenzionato a gettare la spugna?

«No, stanno tutti cercando di resistere. In Romagna questo è un mestiere dal forte valore identitario che viene spesso trasmesso di padre in figlio».

Quali sono gli umori che si respirano nel comparto?

«Prevale la passione per il mare e il contatto con la gente che si concretizzano nella cornice ideale del mercato, tuttavia si rileva anche la rabbia, perché la resa non è commisurata all’impegno e i problemi si trascinano da anni. Si tratta di un lavoro per nulla semplice, dove occorrono fisicità e resistenza. Basti pensare che si lavora dalle 4 di mattina alle 14 del pomeriggio: la fatica è tanta, a fronte di un compenso modesto, paragonabile a quello di un operaio».

Le tasche svuotate dalle bollette alle stelle hanno cambiato il rapporto con i clienti?

«La realtà del mercato non è solo di natura commerciale, ma è fatta di rapporti. Il pescivendolo conosce da sempre i clienti e le loro famiglie, dinamiche che creano cordialità, dialogo e rispetto. Ora siamo sulla stessa barca. Le difficoltà di chi vende e di chi acquista coincidono e questo alimenta la solidarietà».

Cosa auspicate?

«La situazione è al limite, non possiamo sostenere altre difficoltà, specie sul versante costi. Ci auguriamo dunque l’intervento delle istituzioni. Riteniamo che il Mercato del pesce, il terzo in Italia, sia un valore aggiunto per il territorio da cinquant’anni e come tale vada tutelato. Ha funzioni marcate per la città: offre prodotti locali e dà lavoro a persone del luogo in un contesto che garantisce acquisti anche da fuori regione. Siamo collegati con il turismo e produciamo un indotto».

Quali vantaggi ha una spesa effettuata al Mercato coperto?

«Con soli dieci euro e un chilo e mezzo di sardoni si può ancora mettere a tavola un’intera famiglia. Senza dimenticare che è un luogo facile da raggiungere anche per gli anziani».

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