Rimini. "Eolico: società da 10mila euro e inattiva? E' normale"

La realizzazione di un parco eolico offshore in Adriatico, a 10 miglia dalla costa per Rimini e 9,5 miglia per Cattolica, è, ormai, diventato uno degli argomenti di dibattito più ricorrenti in Riviera. Tra approvazioni e critiche, vertici politico-istituzionali e richieste di chiarimenti da parte delle associazioni di categorie del settore turistico. Per questo abbiamo intervistato Riccardo Ducoli, amministratore unico della società che ha proposto il progetto, la Energia Wind 2020. Domande che hanno toccato anche i costi: «L’opera sarà finanziata esclusivamente da fondi privati»; assetto societario: «Abbiamo costituito una società veicolo, e una Spv rimane inattiva fino a quando non produce ricavi»; ricaduta sul territorio: «Per motivi normativi non possiamo vendere l’energia elettrica prodotta al cliente finale, ma dobbiamo cederla in rete, al Gestore Servizi Energetici, o a grossisti»; impatto paesaggistico: «In sede di valutazione di impatto ambientale presenteremo diversi progetti che mirano, anche, ad accrescere l’attrattività del territorio».

Ducoli, come mai avete scelto Rimini per il progetto del Parco eolico in Adriatico?

«Per individuare un’area idonea seguiamo dei criteri prestabiliti. Prima verifichiamo che l’area sia priva di vincoli e/o limitazioni: legislative, ambientali, (parchi naturali, zone di tutela biologica, ecc.), presenza di concessioni già esistenti, altre limitazioni (servitù, altri diritti di terzi, ecc.), poi eseguiamo delle misurazioni in campo per verificare la potenzialità produttiva. Per il progetto ‘Rimini-Cattolica’ l’area è risultata idonea, tant’è che il Ministero della Mobilità Sostenibile tramite la Capitaneria di Porto di Rimini ha concluso con esito positivo la conferenza di servizi per la Concessione Demaniale Marittima che abbiamo richiesto. In merito agli aspetti normativi l’area risulta coerente con le disposizioni propedeutiche all’applicazione della Pianificazione dello Spazio marittimo, nonché con gli studi ad essa propedeutici, e in particolare con quelli denominati ‘Tra la Terra e il Mare’ e ‘Portodimare’. Il nostro progetto ricade in un’area riconosciuta idonea per impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile in ambito offshore. In merito alla verifica della potenzialità produttiva di energia elettrica abbiamo misurato la velocità e la direzione del vento direttamente in mare, nella zona individuata, installando su una piattaforma di estrazione gas (a circa 16 km dalla costa) un anemometro laser Lidar. La rilevazione è stata effettuata a diverse quote, comprese tra 37 e 127 metri sul livello del mare, le misurazioni sono durate 27 mesi. I dati rilevati sono stati confortanti ed è il motivo per cui abbiamo investito nel progetto».

Il progetto ha un costo di 600 milioni di euro: come pensate di coprire i costi?

«Trovare i fondi per realizzare questo tipo di progetti non è un problema, anche in una situazione come quella attuale in cui la forte tensione nella fornitura delle materie prime fa prevedere un incremento dei costi di un ulteriore +25%, in quanto la domanda di progetti che sfruttano energia rinnovabile è enormemente superiore a quanto il mercato oggi riesce a offrire. Il vero problema non è reperire i fondi, è ottenere le autorizzazioni. Se al progetto sommiamo tutti i progetti complementari per valorizzare il territorio, che intendiamo proporre in sede di Valutazione di Impatto Ambientale (ad esempio proporremo un progetto di rigenerazione dell’ambiente marino e dei fondali con un ecomuseo didattico con possibilità di visite al parco eolico, iniziative per la sostenibilità della pesca e dell’acquacoltura, progetti di efficientamento energetico per gli edifici pubblici, ecc.), il valore dell’investimento totale si avvicina al miliardo».

Amministratore, potrebbero essere utilizzati i fondi del Pnrr?

«Per la realizzazione del progetto non intendiamo accedere a fondi del Pnrr: i fondi saranno esclusivamente privati, salvo che il Governo non imponga nei fatti l’uso esclusivo di tecnologie innovative ben precise. Per il progetto complementare di rigenerazione dell’ambiente marino e dei fondali è nostra intenzione essere promotori per ottenere i fondi per quanto prevede la Missione 2 ‘Rivoluzione verde e transizione ecologica’, Componente 4 ‘Tutela del territorio e della risorsa idrica’, Investimento 3.5 ‘Ripristino e tutela dei fondali e degli habitat marini’: ciò sarebbe un’eccezionale occasione per la comunità locale per incrementare l’attrattività del territorio in ambito turistico e per il recupero di immobili a oggi inutilizzati o inutilizzabili. Sottolineiamo che eventuali fondi che si riuscisse ad ottenere non saranno utilizzati per realizzare il parco eolico, tant’è che pensiamo sia opportuno che il capofila in questo caso specifico sia un’istituzione pubblica».

Avete già avuto contatti in tal senso?

«Se la domanda è intesa se abbiamo avuto contatti con il Mite (ministero transizione ecologica) per eventuali accessi ai fondi Pnrr la risposta è no, in quanto per il progetto del parco eolico offshore non intenderemmo accedervi. Per i progetti complementari prima vorremmo concertare la bontà delle proposte con le autorità locali».

La società, costituita da sei soci, risulterebbe avere, da visura, un capitale sociale di 10 mila euro ed essere inattiva, può chiarire questo aspetto?

«È normale che per questo tipo di attività si costituisca una società veicolo (Spv – special purpose vehicle) in cui il suo unico scopo è la realizzazione di uno specifico progetto. Man mano che si sviluppa il progetto i soci lo finanziano conferendo le risorse necessarie: è il veicolo preferito dai soggetti istituzionali per intervenire quando il progetto prende sostanza. Una Spv rimane inattiva fino a quando non produce ricavi: nel mentre è inutile attivarla in quanto comporterebbe una serie di adempimenti burocratici non obbligatori».

Quanti altri progetti avete realizzato nel settore dell’energia?

«Nel settore delle rinnovabili abbiamo sviluppato società e realizzato progetti per più di 400 mw: il parco eolico più vicino a Rimini in cui abbiamo una partecipazione è il parco eolico di Apecchio (10 mw). Attualmente abbiamo in sviluppo progetti per circa 3.000 mw: recentemente abbiamo ricevuto da Terna il preventivo di connessione alla rete nazionale per un parco eolico offshore flottante di 500 mw ubicato nel mare a sud della Sardegna».

Ducoli, che risparmi in bolletta ci sarebbero per i riminesi?

«Il mercato energetico elettrico, il quale è sottoposto a delle rigide normative, prevede delle figure distinte nella filiera che va dalla produzione dell’energia fino alla vendita all’utente finale, tali figure sono: il Produttore; il Gestore della rete elettrica incaricato del trasporto dell’energia sulla rete a grande distanza in altissima, alta e media tensione; il Distributore locale incaricato del trasporto e della consegna al cliente finale dell’energia elettrica in media e bassa tensione attraverso le reti cittadine (di solito municipalizzate); il Grossista (o Trader); il Fornitore finale (società di vendita). Noi rientriamo nella fattispecie del Produttore, quindi per motivi normativi non possiamo vendere l’energia elettrica prodotta direttamente al cliente finale ma dobbiamo cederla in rete o al Gse (gestore servizi energetici) o a grossisti. Auspichiamo che la normativa cambi, ciò sarebbe un consistente vantaggio economico per la comunità riminese e al contempo un’opportunità in più per noi».

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