Rimini, "ecco perché va vietato il telefono ai minori di 14 anni"

Cesena

Teatro Tarkovskij affollato da più di trecento genitori per l’incontro, svoltosi il 30 marzo: “Età delle medie: missione impossibile? Genitori alle prese con figli sempre (s)connessi”. Protagonista dell’appuntamento Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università degli Studi di Milano, da anni impegnato nel campo della prevenzione dal disagio in età evolutiva. Autore del libro: “Vietato ai minori di 14 anni – Sai davvero quando è il momento giusto per dare lo smartphone ai tuoi figli?”.

Al centro del dialogo con Pellai la necessità di affrontare questo nuovo bisogno educativo. Tra i temi posti dalle domande dei genitori gli effetti negativi di un lungo uso dei dispositivi elettronici e come valutare se i figli stanno esagerando nel loro utilizzo. Oppure come aiutarli a gestire lo stress da attesa di una risposta, ogni volta che “messaggiano” un amico o una chat di gruppo. Non sono mancate anche riflessioni su come l’uso dei social coinvolga pure i genitori, con una madre che ha raccontato la sua reazione al constatare come durante gli spazi pubblicitari di un film o di una trasmissione televisiva tutti, genitori compresi, diano subito un’occhiata al loro smartphone e controllino social o mail. Collettiva l’osservazione di come ogni adolescente appena alzato al mattino, corra subito a controllare il suo telefonino. Soprattutto il dialogo con Pellai ha evidenziato come per molti genitori il semplice divieto o il controllo della navigazione in rete non siano di per sé elementi sufficienti per gestire l’uso dei device elettronici. Quello di cui c’è realmente bisogno è della presenza, della vicinanza, dei genitori.

«Ogni genitore accompagna il figlio alla scoperta del nuovo, del mondo che ha intorno, con i device elettronici dovrebbe funzionare allo stesso modo. Dovremmo evitare che bambini e preadolescenti ne abbiano uno personale. Avere un dispositivo proprio che consente l’accesso alla rete non risponde ai loro bisogni e interferisce con la loro crescita – ha spiegato in chiusura dell’appuntamento al Tarkovskij Alberto Pellai - sembra che abbiano una confidenza innata con questi mezzi, ma ciò non significa che li sappiano usare davvero, che siano capaci di gestire la dipendenza o l’enorme esposizione che il mondo online, con i videogiochi o con i social, può dare». Un compito che spetta, invece, a genitori, educatori e scuola.

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