Rimini, Covid e hikikomori: "Quei giovani isolati in camera, esplosione di casi in due anni"

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Tagliano fuori il mondo e si chiudono in casa. Sono giovani dagli 11 ai 30 anni, di varia estrazione sociale e provenienza. Per loro in Giappone è stato coniato il termine di hikikomori che significa “stare in disparte”. Un identikit in cui rientrerebbe l’accoltellatore di Assago, Andrea Tombolini, che nei giorni scorsi in un centro commerciale di Milano ha ucciso una persona, ferendone cinque. A puntare i riflettori su questo disagio sociale è Nadia Gentilini la referente romagnola dell’hikikomori Italia genitori.

Quali sono le cause che generano questo fenomeno? La pandemia ha aumentato le percentuali?

«Le stime parlano di una crescita dell’80% nell’ultimo biennio, anche se è difficile aver contezza delle cifre perché molti genitori o non riconoscono in tempo quanto accade o se ne vergognano. L’isolamento può essere volontario è in tanti casi è coinciso proprio con l’inizio dell’emergenza sanitaria, finché il ritorno a scuola ha fatto esplodere la crisi. Occorre tuttavia sottolineare che questi ragazzi hanno caratteristiche ricorrenti, spesso sono introversi e molto sensibili. Alla base di tutto resta la paura di non essere all’altezza delle aspettative e soprattutto di venire giudicati: a metterli spalle al muro è il sentirsi nel mirino, completamente spiazzati dalle richieste della scuola, della famiglia e più in generale della società in cui vivono».

Esistono dei campanelli d’allarme?

«Accampano delle scuse banali per non andare a scuola, faticano ad alzarsi dal letto la mattina, finché smettono di frequentare anche gli amici storici e abbandonano lo sport. Nei casi più gravi i ragazzi si trincerano nella loro stanza, e i genitori devono lasciare i pasti e il cambio biancheria pulito davanti a porte che restano chiuse. Appena si riesce a cogliere i primi segnali, occorre affidarsi all’aiuto di esperti e psicologi, in un’ampia rete di sostegno senza colpevolizzare se stessi, né i propri figli».

I giochi online hanno un peso?

«No, sono soltanto una conseguenza, non la causa del disagio sociale. Restano un modo per passare il tempo e distrarsi, quando non si riesce a concedersi nient’altro e si taglia il mondo fuori»

Dopo il caso dell’accoltellatore di Assago, che ha ucciso una persona, ferendone tre, ci si chiede se gli hikikomori manifestino scatti di aggressività o siano capaci di violenza.

«Immagino che ci fossero altre problematiche di cui peraltro non sono a conoscenza. In generale non mi risulta alcun episodio del genere. Ma credo che una depressione grave inneschi purtroppo altri problemi. Neanche la telemedicina può sciogliere i nodi, quando si rifiuta qualsiasi aiuto, fermo restando che il sostegno della famiglia resta fondamentale per riagganciare alla realtà questi giovani».

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