Rimini, Coronavirus: l'hotel chiuso non è tenuto a pagare l'affitto

Una sentenza, per l’esattezza la terza “conosciuta” in Italia, destinata a fare scuola. È quella con cui la giudice Silvia Rossi, ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Massimiliano Angelini con cui il legale chiedeva al tribunale di Rimini, di bloccare “l’ingiunzione” di pagamento della prima rata dell’affitto di un albergo di Marina centro, in quanto l’emergenza coronavirus non aveva permesso alcun incasso al proprio cliente.
Alle carte bollate si è arrivati perché il proprietario dei muri della struttura ricettiva di prima linea, ha detto di non volerne sapere assolutamente di ottemperare alla richiesta del gestore, impossibilitato a far fronte ai propri impegni. Un no detto nonostante sapesse che la struttura non aveva mai aperto i battenti.
La proprietà dell’immobile ha potuto fare la voce grossa forte del fatto di avere già in mano tutti i titoli di credito, rigorosamente post datati, per la copertura annuale dell’affitto d’azienda per complessivi 224.500 mila euro. Il primo, da 12.200 euro, in scadenza il 30 maggio.
La svolta
Inevitabile a questo punto il ricorso alle vie legali. Che almeno fino al prossimo 6 giugno, data dell’udienza fissata, ha dato ragione all’imprenditore. Che avrebbe dovuto averla a prescindere: per il diritto italiano, infatti, gli assegni post datati, non hanno alcuna validità, sono fuorilegge. Invece la giudice Silvia Rossi, ha fatto pienamente sue le osservazioni portate alla sua attenzione dal provvedimento d’urgenza chiesto dall’avvocato Angelini. Ovvero ha dato atto della volontà dell’imprenditore di voler far fronte a tutti gli impegni presi, ma di non essere in grado in questo momento, non avendo potuto lavorare ed incassare un solo centesimo. In verità ha fatto di più. Ha bloccato per il momento anche tutte le altre scadenze, ratei da un minimo di 30mila a un massimo di 100mila euro. Anche questi assegni post datati, addirittura privi di data.

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