Rimini, il Coronavirus fa calare i reati

Rimini

Anche i malviventi temono il coronavirus? È la conclusione, tra il serio e il faceto, che traggono a Rimini investigatori e rappresentanti delle forze dell’ordine alle prese con una tranquillità inusuale per una provincia solitamente impegnativa. Eppure, i report dell’attività operativa e i “mattinali” di caserme e questura parlano chiaro: la scorsa settimana, dal punto di vista della criminalità e dell’ordine pubblico, è stata la più tranquilla di sempre. Meno denunce, meno interventi repressivi e meno interventi in genere. C’è chi tocca ferro, ma la sensazione diffusa tra i rappresentanti delle forze dell’ordine è che il particolare momento, caratterizzato dall’assenza di assembramenti e dalla minora circolazione delle persone, s’inserisca nel quadro di una tendenza già in atto riguardo al calo generalizzato dei reati. Stare più a casa non è certo auspicabile, ma il drastico calo dei furti nelle abitazioni e delle situazioni di tensione che tradizionalmente si producono tra Rimini e Riccione è uno dei pochi effetti non negativi prodotti dal contagio e dalla paura della paura. Vita dura per spacciatori orfani delle discoteche e per le prostitute, scomparse dal marciapiede. L’attenzione è talmente rivolta all’esterno e concentrata sulle notizie legata all’emergenza sanitaria che perfino le liti individuali e le aggressioni domestiche si sono diradate fino ad annullarsi. Niente file in caserma e questura per le denunce: è capitato che stranieri, convocati dalle autorità, abbiano chiesto di ricevere le notifiche per posta. «Sto per tornare in Romania, non vorrei ammalarmi». La psicosi non contagia solo gli italiani, sebbene gli stranieri continuino ad arrivare in aeroporto: come approdano al “Fellini” passano al “termoscan” della protezione civile per vedere se hanno la febbre.

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