Crisi di manodopera in Riviera. «Mancano migliaia di lavoratori, bonus o interventi temporanei non risolvono il problema».
Danni da alluvione. «Ci preoccupa il settore del turismo».
Progetti del Pnrr. «Il rischio è che vengano tagliati fuori territori di diversa appartenenza politica». Davide Cupioli, fresco di rielezione alla presidenza provinciale di Confartigianato fa il punto sulla situazione del comparto, in particolare su carenza personale e prospettive future.
Cupioli, dopo questa rielezione modificherà qualcosa in Confartigianato Rimini?
«S’è già avviata in questi anni una profonda riorganizzazione. Covid e post pandemia, guerra, alluvione: gli scenari sono cambiati spesso e ciò impatta sul lavoro delle associazioni. E anche la nostra struttura subirà necessarie modifiche, perché è il mercato che lo richiede».
Qual è la situazione dell’artigianato riminese?
«La resilienza è una nostra qualità. Viviamo nella scia delle economie forti, in particolare quella turistica, edilizia e delle forniture alla manifattura industriale. Crescono i servizi alla persona, il terziario. Dopo il Covid abbiamo aggiunto altri 300 associati. È un bel segnale. I dati economici dicono che lo scenario riminese è sopra la media nazionale, ma sotto quella regionale. I problemi sono i soliti: mancanza di manodopera qualificata, burocrazia soffocante, accesso al credito sempre più complicato».
Quanti danni ha provocato l’alluvione al comparto provinciale?
«Danni indiretti, nel senso che il nostro territorio s’è sostanzialmente salvato. Siamo, però, un po’ preoccupati dai segnali che provengono dal turismo: è circolata l’immagine di un territorio impraticabile che rischia di disorientare la domanda. Dobbiamo quindi comunicare il messaggio che le nostre località turistiche sono pronte ad accogliere come sempre».
Cosa chiedete alle amministrazioni comunali del Riminese?
«Ormai c’è la consapevolezza che la collaborazione, mettendo da parte i protagonismi e le bandiere, sia l’unico modo per arrivare a un sistema di lavoro condiviso che porti alla crescita del territorio. Chiediamo di procedere su questa strada».
E al governo centrale?
«Sicuramente mi preoccupa il tema del Pnrr perché vedo che ci sono molte difficoltà. Ho la sensazione che si sia badato ad acchiappare più soldi possibile per poi pensare a come spenderli, con tanti progetti impossibili da realizzare nei tempi previsti. Ora si legge di revisione, pratica pericolosissima che rischia di tagliare fuori territori meno organizzati o di diversa appartenenza politica».
Il “bonus estate” della ministra Santanchè, 15% in più in busta paga per 4 mesi ai dipendenti del settore turistico, è sufficiente per rilanciare l’occupazione stagionale?
«Viviamo di bonus e ogni impresa sa che una misura di breve termine è un fattore inconsistente nella sua programmazione. Certamente è un segnale. Irrobustire le paghe è fondamentale, ma a settembre saremo punto e a capo. Abbiamo associati gli imprenditori turistici che agiscono sul demanio e Mauro Vanni sta conducendo un lavoro eccellente. Quando dico che servono interventi strutturali mi riferisco anche a quel mondo, su cui ci sono pregiudizi e che vive da anni un’incertezza che fa a pugni con le fondamenta di ogni impresa».
Quanto personale manca nel vostro comparto?
«È crisi nera. Mancano oltre 2mila lavoratori. Associamo 2.500 imprese e ognuna è in cerca manodopera. Mancano specialisti, e la cultura del lavoro, a forza di bonus, è andata in malora. Stiamo insegnando ai giovani che lavorare è una via crucis, dobbiamo invece aiutarli a capire che il lavoro è parte fondamentale nella realizzazione di una persona».