Rimini, condannato per due rapine e scarcerato per fare il modello

La condanna è di quelle pesanti: 3 anni e 7 mesi di reclusione per essere stato l’autore materiale di due rapine. Ma la sua condotta processuale gli ha spalancato le porte del carcere e dato la possibilità di riprendere a fare il modello. Professione che è stato “costretto” ad abbandonare quando i carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Riccione lo hanno ammanettato lo scorso novembre dopo averlo individuato come uno dei componenti del terzetto che il precedente 21 agosto aveva rapinato nel cuore della notte altrettanti giovani in vacanza nella Perla Verde.
Il 23enne anche lui come gli amici italiano di seconda generazione (è nato a Lecco) era riuscito a farla franca e a darsi alla macchia dopo i due colpi. Era stato lui che con mossa fulminea all’altezza dei bagni 127-28 aveva strappato la collanina d’oro ad un ragazzo circondato in precedenza dai complici che venivano subito fermati. Per loro sfortuna il le vittime dopo un vano inseguimento si erano presentati in caserma per sporgere denuncia. E senza ombra di dubbio li hanno riconosciuti come i complici del 23enne. Il verbale di fermo era in piena stesura quando sul capo della coppia si è abbattuta una seconda tegola. Negli stessi uffici, infatti, si sono materializzate altre due vittime del terzetto cui la banda aveva sottratto un IPhone e 90 euro in contanti. A loro volta, senza esitazioni, hanno riconosciuto i primi due fermati come i banditi che li avevano attaccati. A questo punto i carabinieri hanno messo mano ai telefoni cellulari dei due banditi per vedere con chi avevano avuto contatti. Ed è stata l’ulteriore svolta. Nelle chat hanno trovato la foto della carta d’identità del modello subito riconosciuto come il terzo componente della banda di rapinatori. Il passo successivo è stato quello andare a Miramare dove è risultato soggiornavano. Quando i militari si sono portato nell’hotel il 23enne aveva già fatto armi e bagagli. La possibilità di farla franca, però, era saltata. Il tempo tecnico per permettere al Gip di firmare la misura cautelare e le porte del carcere per il lecchese si sono chiuse alle spalle fino a ieri.
La presidente del collegio Fiorella Casadei, infatti, dopo la lettura della condanna ne ha disposto la scarcerazione per permettergli di riprendere a lavorare come modello. A patto che rispetti l’obbligo di dimora e, soprattutto, di non lasciare casa dalle 19 alle 7 del giorno dopo.

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