Rimini, compra l'auto con assegno rubato: poliziotto condannato e destituito

Rimini

Cercò di acquistare una macchina da un privato cittadino rifilandogli un assegno falso da diciassettemila euro. Il tentativo di truffa è costato caro a un poliziotto di 57 anni all’epoca dei fatti in servizio alla polizia di frontiera di Rimini. Una volta che la condanna (peraltro a una multa di 2300 euro) è divenuta definitiva nei suoi confronti è partito un procedimento disciplinare che ha portato alla destituzione dell’agente. Il decreto del ministro dell’interno, firmato dal capo della polizia Franco Gabrielli, è in via di notifica all’uomo, già sospeso dal servizio per il coinvolgimento in un’altra inchiesta giudiziaria – del sostituto procuratore Davide Ercolani - che lo vede a processo, tra l’altro, con l’accusa di truffa ai danni dello Stato per assenteismo. Indipendentemente dall’esito del secondo giudizio (la prossima udienza è slittata a giugno) il poliziotto rischia di perdere definitivamente in un colpo solo divisa e stipendio. Il diretto interessato potrà ricorrere contro il provvedimento al Tar dell’Emilia-Romagna oppure presentare ricorso straordinario al presidente della Repubblica. Gli organi di disciplina ritengono che con la sua condotta, dedotta dal decreto penale di condanna per la storia dell’assegno falso, l’agente abbia compromesso il vincolo di fiducia con l’amministrazione di apparenza. Il ministero ha accolto la proposta del consiglio provinciale di disciplina che si era espresso nel novembre scorso dopo l’esame degli atti e un’istruttoria interna. Il comportamento del poliziotto, stando alla lettera del provvedimento di destituzione, ha evidenziato “mancanza di senso dell’onore e della morale” e che il tentativo di ingannare il venditore è inconciliabile con le funzioni proprie di un operatore di polizia. Il capo della polizia Gabrielli, nell’adottare il provvedimento prende in considerazione anche la sospensione cautelare disposta dall’autorità giudiziaria nell’ambito del secondo procedimento. È ipotizzabile che il diretto interessato passi ora al contrattacco anche in via amministrativa. Nel processo in corso nega tutti gli addebiti e in particolare riguardo ai sospetti di assenteismo ha presentato una documentazione medica per dimostrare che la documentazione di cui soffre è reale. Secondo gli investigatori (i suoi stessi colleghi della polizia di frontiera coordinati dal pm Ercolani) avrebbe esagerato i sintomi della malattia nel tentativo di farsi riformare per motivi di servizio e riuscire così ad andare in pensione prima del tempo.

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