Rimini. Commesse molestate da direttore: "Vuoi il lavoro? Vieni in bagno"

Rimini

«Se vuoi che ti rinnovi il contratto alla prossima scadenza, vieni in bagno con me: io faccio un favore a te e tu ne fai uno a me!». Tre giovani commesse tornano ad accusare in aula il direttore del negozio per il quale lavoravano all’epoca dei fatti. «Ci ha molestato sessualmente, lo faceva di continuo senza darci tregua». Una delle ragazze costretta a riferire i commenti e le frasi allusive è scoppiata in lacrime. Si sono costituite parte civile con l’assistenza dell’avvocato Stefano Caroli e chiedono un pesante risarcimento economico per quanto dicono di avere sopportato prima di lasciare il lavoro. E pensare che era stato lui stesso a sceglierle, “strappandole” alla concorrenza con la prospettiva di uno stipendio più alto e di entrare a far parte di una catena di negozi di abbigliamento di buon nome. Con l’accusa di violenza sessuale e lesioni alla sbarra c’è un uomo di origine campana di 53 anni (è difeso dagli avvocati Massimiliano Orrù e Simona Conti). Ieri non era presente in aula. Non è tornato così a incrociare lo sguardo delle ragazze che lo accusano. Lui si professa innocente e nel corso del procedimento avrà la possibilità di far sentire la sua voce. Le tre giovani commesse si erano alternate nel suo punto vendita: hanno raccontato di essere state indotte a licenziarsi o a mettersi in malattia, perché stremate dal disgusto e dallo stress. «Passargli accanto era un incubo, ogni occasione era buona per molestarci». Molestie reiterate, abituali e seriali che solo per una delle giovani avevano assunto l’aspetto di un corteggiamento, sebbene del tutto inadeguato. In più di un caso, stando alle accuse, l’uomo avrebbe passato ogni limite palpeggiando le natiche delle ragazze, mimando atti sessuali e diventando perfino aggressivo e violento davanti alla prospettiva di essere smascherato. Dopo la prima denuncia, a ricostruire il quadro dell’inchiesta ci pensarono gli investigatori della Squadra mobile della questura, coordinati dal sostituto procuratore Davide Ercolani. Nei confronti del titolare del negozio fu emessa una misura cautelare: l’uomo finì per un periodo ai domiciliari, prima di riprendere regolarmente il lavoro. In quell’occasione il Gip stigmatizzò il comportamento dell’accusato: a suo avviso si sarebbe comportato come «un vero predatore sessuale, approfittando della propria posizione di superiorità gerarchica» sulle giovani commesse.

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