Rimini città degli alpini, la pioggia non ferma le penne nere

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Piove. Piove sulle “penne nere” che ripetono come in un coro di montagna: “Andiamo avanti come se niente fosse”. È il primo giorno dell’Adunata nazionale degli Alpini, la numero 93, quella attesa da due anni, quella delle 450mila presenze e del giro di affari da 145 milioni di euro. Stanno arrivando camper e pullman da tutta Italia, ogni angolo di verde pubblico viene trasformato in un accampamento, bar e ristoranti cominciano a dare fondo alle scorte di vino e di birra. Ovunque tricolori, sorrisi, strette di mano, canti e voglia di fare festa. Oltre all’aspetto più ludico dell’Adunata di Rimini e San Marino, c’è anche quello ufficiale, vissuto all’interno dello stadio Romeo Neri: dall’alzabandiera al corteo delle medaglie d’oro conquistate dagli Alpini. Una frase alla fine viene consegnata al grande libro della storia: «Da oggi Rimini diventa città degli alpini».

“È qui la festa’”

Quella di ieri, quindi, è solo la prima delle quattro giornate dell’Adunata nazionale e il grosso delle “truppe” è atteso fra oggi e domani in vista della sfilata finale di domenica, quella delle 90mila “penne nere”. Gli alpini, però, portano già allegria e calore. I parchi cittadini sono via via occupati da camper, tende, frigoriferi, graticole, rifornimenti di vino, birra e grappa, carne e salumi. Si mangia, si brinda e si offre da bere a ogni ora del giorno. I bar del centro storico, dal Ponte di Tiberio all’Arco, sono accomunati da un’unica colonna sonora, una melodia che spazia dal coro di montagna al ritornello festivaliero accompagnati da boccali di birra, bicchieri di vino e di spritz.

La cerimonia

Il pomeriggio di pioggia ha il suo epicentro allo stadio “Romeo Neri” dove si radunano centinaia e centinaia di alpini, dalla penna semplice fino all’apice della scala gerarchica. Sulla pista sfilano prima i vessilli, poi i gagliardetti e il labaro con le 216 medaglie d’oro, 209 delle quali al valore militare. Quindi arrivano i tedofori con la fiaccola. La soprano Paola Tiraferri intona l’Inno di Mameli accompagnata dalla bandiera tricolore calata dalla torre di illuminazione. Mancano solo i paracadutisti, bloccati dal cattivo tempo. La cerimonia d’inaugurazione accorcia una volte per tutte la distanza fra il mare dei riminesi e la montagna. «Da oggi - scandisce lo speaker ufficiale dell’Adunata - Rimini diventa città degli alpini».

“Dammi tre parole”

Lo spazio dei discorsi è prima occupato dal sindaco Jamil Sadegholvaad. «L’Adunata è un orgoglio nazionale e, per la città che la ospita, una festa - scandisce il primo cittadino -. L’edizione di Rimini ha però i contorni unici di una simbolica rinascita di tutto il Paese, finalmente libero di tornare in piazza per ricercare quel ritorno alla nuova normalità che è fatta di relazioni, voglia di stare insieme, altruismo, solidarietà, impegno. Sono i valori dell’alpino e coincidono con quelli di Rimini: quella che vivremo qui, in questi giorni, per una volta lontani dalle cime e in riva al mare, non sarà solo una emozione ma un sentimento profondo di comunità che si abbracciano. Non capita spesso, in un mondo scomposto come quello odierno, di vedere nelle vie e nei negozi delle città la locandina seriale “Alpino, qui sei il benvenuto”. Sarebbe bello che quel benvenuto - agli alpini, a ognuno di noi qualunque cosa faccia e sia - fosse scritto per sempre sulle vetrate e sui muri dei luoghi in cui viviamo». Quindi il segretario di stato sammarinese, Teodoro Lonfernini, infine il presidente dell’Associazione nazionale alpini, Sebastiano Favero, che riassume l’essenza dell’Adunata. «Saranno quattro giorni di allegria, ma anche di riflessione, perché senza solidarietà e disponibilità non c’è futuro. Saranno quattro giornate che resteranno nella storia di Rimini e San Marino».

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