Rimini. Ciclista travolta da pirata, soccorritori smentiti

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Spuntano due testimoni dell’incidente provocato da un pirata della strada, scappato dopo avere investito una ciclista, ora in fin di vita. Hanno risposto all’appello dei familiari della paziente, ricoverata in Rianimazione all’ospedale Bufalini di Cesena.
Il racconto dei due testimoni, per certi versi coincidente, rimescola le carte di una vicenda dove niente appare scontato, a partire perfino dal luogo dell’investimento. I testimoni, infatti, smentiscono i primi soccorritori che hanno raccontato di avere trovato e raccolto la donna dolorante nella rotonda tra le vie Flaminia, Flaminia Conca e Pascoli. Era mercoledì scorso e quella sembrava l’unica certezza.
Il primo a farsi vivo è un riminese che lavora in una palazzina di via Flaminia Conca: è lui a correggere il tiro, parlando al telefono con il figlio della donna. «Guardate che per quanto ho visto io l’incidente è accaduto qualche centinaia di metri prima, sulla rotatoria all'intersezione con le vie Flaminia Conca, Carlo Alberto Dalla Chiesa e viale Della Repubblica». L’uomo dice di esserne certo. Ha sentito la frenata, verso le 10 del mattino (e fin qui ci siamo), si è affacciato e ha assistito a una scena inconsueta. «La bici era a terra, un automobilista trascinava una donna, evidentemente ferita. L’ha sistemata nella sua vettura ed è ripartito, credevo l’accompagnasse in ospedale».
I conti non tornano: i primi soccorritori, oltre a indicare l’altro luogo (potrebbe esserci stato un fraintendimento con gli agenti della polizia locale?), hanno raccontato di avere utilizzato un furgone per accompagnare a casa la signora, ancora cosciente. Durante il tragitto, la donna, in stato confusionale, parla al telefono con il figlio chiede «aiuto» dimostrando spavento per quegli estranei, allora decidono che la cosa migliore è aspettare il familiare in strada.
All’arrivo del figlio, però, i due consegnano anche la bici danneggiata. Il testimone, invece, si dice sicuro che l’automobilista che ha soccorso per primo la donna era da solo e ha ignorato la bici. «Ho visto che qualcuno l’ha appoggiata accanto alla strada». Anche il secondo testimone parla della rotonda vicina alla caserma dei carabinieri e di una macchina ferma sul posto. Non di un furgone. Qualcuno non la racconta giusta? Improbabile pensare alla coincidenza di un secondo incidente. Se qualcuno pensava di potere evitare guai ora farebbe bene a farsi avanti per evitarne di peggiori.
La ciclista, una pensionata settantacinquenne residente a Rimini con la famiglia, è in pericolo di vita e i familiari intendono fare chiarezza anche per scoprire non solo il nome del pirata, ma anche se il ritardato soccorso possa aver aggravato il quadro clinico della donna. Nel frattempo, lanciano un nuovo appello rivolto a quanti abbiano assistito all’investimento (nella rotonda giusta) o notato quello che è accaduto subito dopo. Tanti dubbi che li hanno portati a rivolgersi a un avvocato che a partire da oggi solleciterà la procura a porre particolare attenzione al caso, meno banale di quanto poteva apparire a prima vista.

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