Rimini, fa di tutto per sposare una donna malata che vuole solo uomini dell'Est

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Circonvenzione di incapace. Questo il reato contestato a un muratore romeno di 47 anni, raggiunto nei giorni scorsi da un provvedimento di limitazione della liberà richiesto dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi e firmato dal Gip benedetta Vitolo, che gli impedisce di avvicinarsi alla “fidanzata” ad una distanza minima di mezzo chilometro.


La malattia

La patologia di cui soffre la presunta vittima, che ha portato anni fa la commissione medica dell’Azienda Usl di Rimini a dichiararla invalida civile all’80 per cento, non è tra quelle che si sentono più di frequente. Si chiama psicosi di tipo schizoaffettivo. Tradotto: un uomo, una donna, a causa della loro immaturità, vivono nella ricerca spasmodica di una relazione sentimentale stabile. Di una moglie o di un marito. In questo caso la “malattia” è caratterizzata da un’altra particolarità: la signora voleva che l’uomo della sua vita venisse solo ed esclusivamente dagli ex Paesi della cortina di ferro.


La svolta

Ecco perché quando fratelli, mamma, amministratrice di sostegno, hanno scoperto che la donna frequentava un quasi coetaneo di nazionalità romena, si sono subito attivati per metterlo a conoscenza di questa particolare forma di disagio psichico; hanno però immediatamente capito dalle sue risposte che proprio su questa problematica l’uomo stava costruendo il suo futuro. A far alzare il livello di preoccupazione il fatto che la presunta vittima manifestava apertamente di pendere dalle sue labbra nonostante lei stessa avesse riferito di diverse manifestazioni di rabbia del muratore per il momento solo in pubblico. Scatti che non la preoccupavano tanto da manifestare l’intenzione di iniziare a breve la convivenza in vista dell’imminente matrimonio. E non è stata l’unica fonte di preoccupazione. Hanno infatti scoperto che il muratore l’aveva convinta a smettere di prendere i farmaci prescritti per controllare la sua patologia, mentre l’uomo, nel tentativo di liberarsi degli “impiccioni”, i fratelli che cercavano di controllare che la sorella non interrompesse la terapia, più volte li ha minacciati di metterli faccia a faccia con il suo avvocato. Minaccia che ha sortito l’effetto contrario: fratelli, mamma e amministratrice di sostegno si sono presentati dai Carabinieri e da quel momento è iniziata la fine del fidanzamento.

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