Affitti turistici in regime di Airbnb. Il sindaco Sadegholvaad ha già chiesto una regolamentazione introducendo anche un tetto massimo di immobili (stanze) destinati al mercato estivo. L’assessore alla attività economiche Juri Magrini entra nel tecnico e firma alcune proposte legislative. Una per tutte: portare da tre a uno il numero degli appartamenti da affittare in regime privatistico.
Il precedente
Alcuni giorni fa Jamil Sadegholvaad si è unito alle voci dei sindaci (soprattutto delle grandi città d’arte) che sollecitano il governo chiedendo una legge che metta ordine nella giungla delle locazioni turistiche perché sottraggono immobili a famiglie, studenti, lavoratori fuori sede. Nel 2019 erano 1.500 le attività che promuovevano la vendita di camere sui canali Airbnb. Il primo cittadino sollecitava ad esempio l’introduzione di un tetto massimo per le autorizzazioni di affitti brevi.
“Il peso delle tasse”
L’assessore Magrini ha messo nero su bianco alcune proposte normative da indirizzare al governo e alla Regione. Si comincia con un emendamento a una legge nazionale che tira in ballo il fisco. «Ad oggi il reddito che deriva dalle locazioni brevi è assoggettabile alla cedolare secca (21 per cento) fino a un numero massimo di quattro appartamenti, che consente quindi un significativo risparmio di Irpef – rammenta l’assessore Magrini -. L’emendamento che ipotizziamo restringerebbe l’applicazione della cedolare secca a una sola abitazione, riequilibrando quindi il beneficio fiscale. Paradossalmente, gli affitti brevi creano una disuguaglianza economica: la società Nomisma ha calcolato che bastano 120 giorni di locazioni per guadagnare l’equivalente di un anno in affitti a medio termine».
“Il numero chiuso”
La seconda azione chiama invece in causa la Regione. Qual è la proposta? «Attribuire, così come già avviene in altre regioni, il codice identificativo che viene assegnato alle strutture ricettive anche agli immobili destinati a locazione breve, meccanismo utile per il recupero dell’evasione dell’imposta di soggiorno e dell’Irpef». Non solo. «Modificare la legge regionale per diminuire il numero degli appartamenti affittabili in regime privatistico da tre a uno e per togliere il divieto, per gli appartamenti ammobiliati a uso turistico, di farsi pubblicità che potrebbe quindi portare all’emersione dei locatori brevi che ora evitano di dichiararsi al Suap». Allo stesso tempo, così come già proposto a Venezia, Palazzo Garampi chiede di attribuire ai Comuni la facoltà di individuare limiti e zone dove applicarli, evitare l’aggregazione di «autorizzazioni in capo a un singolo soggetto e garantire comunque l’esercizio delle attività che non hanno un impatto sulla residenzialità e che non sono realmente riconducibili alle sharing economy (come nel caso dell’affitto di singole stanze e intere case) per un massimo di 90 giorni».