Rimini. Carradori: "Pronto soccorso, ecco i primi rinforzi"

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Nuovi rinforzi per il Pronto soccorso, ma non tamponeranno l’emorragia di medici. All’appello mancano ancora decine di camici bianchi. A ricapitolare una situazione da bomba ad orologeria è il direttore generale Ausl, Tiziano Carradori: «Prima dell’estate avevamo bisogno di una quarantina di medici nell’ambito della medicina d’urgenza dell’Azienda». Vuoti d’organico che, riconosce, nonostante gli sforzi profusi, non si è riusciti a colmare se non in minima parte. «Nel dettaglio erano 8 i medici che dovevano prendere servizio tra Rimini e Riccione, a seguito di un concorso però - prosegue ancora Carradori - tre hanno preferito rinunciare». Dinamiche note, mentre cresce l’assenza di risposte per chi lavora in trincea ed è stato messo a dura prova dalla pandemia. Intanto a delineare l’identikit di rinforzi già al lavoro è il direttore generale dell’ospedale di Riccione, la dottoressa Bianca Caruso. «Sui 5 che hanno accettato, cominciando una nuova esperienza lavorativa, 4 sono marchigiani, mentre il quinto risulta trasferito da Cattolica. Nello specifico tre risultano già operativi al pronto soccorso di Riccione, due invece in quello di Rimini». A fargli eco è Carradori che segnala il motivo del trasferimento, «ossia, differenza di vedute con l’Azienda sanitaria del pesarese».

Che odissea

Ma non finisce qui. Ulteriori rincalzi saranno reclutati tra gli specializzandi. «Sul tavolo restano 29 contratti con proposta di assunzione di ruolo a tempo indeterminato per i colleghi che devono ancora specializzarsi – sottolinea Carradori -. Alcuni conseguiranno il titolo entro la fine di quest’anno, altri nei mesi successivi fino al 2024. Sappiamo che non basta e – assicura il direttore - continueremo a cercare, per garantire un’adeguata compagine di rinforzi, fermo restando che pur avendo organizzato 7 concorsi in 2 anni siamo riusciti a coprire solo pochissimi posti». Due le cause, spiega, i partecipanti erano specializzandi, il che rendeva impossibile l’assunzione, o più semplicemente latitano gli specialisti interessati.

Rebus case di comunità

Capitolo diverso per gli infermieri, dove si può tirare un sospiro di sollievo. Carradori fa presente infatti di aver coperto tutti i posti. Un risultato che non cancella tuttavia l’ennesimo scoglio da fronteggiare rispetto alle normali dotazioni. Uno scoglio che interessa non tanto l’ospedale quanto il potenziamento sul territorio. Tradotto. Servono infermieri nelle case di comunità e nelle centrali operative territoriali. Al riguardo Carradori segnala di aver già dato indicazione di procedere alle assunzioni di 70 infermieri entro il 2022 scorrendo la graduatoria. Ma precisa: «In gran parte si tratterà di personale a tempo determinato che passerà di ruolo, oltre a una quarantina di giovani infermieri immessi a giugno, ancora freschi di laurea». E conclude: «Certo è che neppure in pandemia ci siamo fermati, firmando contratti a tempo indeterminato per coprire anche i ruoli di chi andrà in pensione nel 2023».

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