Rimini capitale della cultura 2024: tutti d'accordo

Rimini

Se c’è una caratteristica innegabile di Rimini è la capacità di reagire alle avversità, di reinventarsi, di andare avanti, spinta da una radicata energia che guarda al domani e vive il presente, senza lasciarsi tirare indietro dalle criticità del passato. E lo sta facendo anche adesso, in piena pandemia, mentre raccoglie le forze per l’idea di candidarsi come capitale italiana della cultura e parallelamente lavorare a un progetto per il riconoscimento del Tempio e delle terre malatestiane come patrimonio dell’Unesco.

L’iniziativa di Tonelli

Il caporedattore del Tgr Rai Giorgio Tonelli, dalla prima pagina del Corriere Romagna del 19 gennaio scorso, ha voluto lanciare una proposta che il giornale ha accolto molto volentieri: Rimini capitale italiana della cultura 2024. Da qui le pagine del quotidiano hanno cominciato a riempirsi di testimonianze andando ad abbracciare tutte le anime della città, dal sindaco Andrea Gnassi ai commercianti, dall’assessore alla Cultura Giampiero Piscaglia agli esponenti del settore, passando per cariche della Regione Emilia-Romagna, come la presidente dell’Assemblea legislativa Emma Petitti, fino ai primi cittadini di comuni limitrofi, quali Renata Tosi per Riccione e Matteo Ricci per Pesaro. Un’idea che vale un milione di euro per progetti di valorizzazione della città e del territorio ma soprattutto che impone Rimini all’attenzione dell’Italia e dell’Europa, facendola affermare e riconoscere per l’evoluzione compiuta negli anni, allontanando ogni stereotipo. Dopo Mantova, Pistoia, Palermo, Matera (capitale europea della cultura 2019), Parma, Procida, Bergamo e Brescia insieme, a Rimini potrebbe spettare la vittoria del 2024.

Mutazione antropologica

«Quale altro comune italiano – chiede Tonelli – negli ultimi dieci anni ha subito una tale “mutazione antropologica”: dal teatro Galli al Castel Sismondo, dal cinema Fulgor alla “Casa del cinema” del palazzo Valloni, dal Part al Museo Fellini, senza dimenticare il Museo della Città, il Trecento riminese e la Rimini romana?». «Si calcola che due italiani su tre siano passati almeno una volta a Rimini – continua –. Per tutti loro Rimini è metafora della vacanza al mare. Non siamo più ai tempi dell’orrido neologismo “riminizzazione”. Rimini, oggi forse più di ieri, crea simpatia e chi la visita per la prima volta nei suoi monumenti, nelle sue vie interne e nelle sue piazze esprime stupore e meraviglia. Ma non basta. È il momento di alzare l’asticella».

Tutti a favore

La proposta è stata caldamente sostenuta da tutti, ma c’è chi ha fatto notare (ad esempio l’italianista Francesco Sberlati, ma anche il grafico di fama internazionale Leonardo Sonnoli) che questa potrebbe essere un’importante occasione per riflettere su cosa si intenda per cultura. La capacità di reinventarsi di Rimini è innegabile, ma non è sufficiente costruire un edificio, perché anche la cultura va costruita. E in questo dialogo occorre tenere conto degli eruditi con i loro progetti alti, capaci di attirare turismo, quanto altre figure di marketing. «Penso sia importante comprendere che divenire capitale della cultura debba essere l’occasione per iniziare un percorso di costruzione di un’identità culturale che vada oltre la promozione di un anno di eventi», sottolinea Sonnoli. «Chi la visita non sa davvero quel che c’è; occorre lasciarli di stucco, e non è difficile. Basta che Rimini stessa sappia sempre meglio cosa può offrire», aggiunge l’italianista e professore all’Università di Bologna, Luigi Weber. In tutto ciò anche «il divertimento è cultura», come rimarca il noto manager Pier Luigi Celli, mentre lo scrittore e saggista Piero Meldini ci tiene a ribadire che nella vita c’è tutto: «Prima Rimini era “monoculturale”, solo balneazione, spiagge, vacanza. Adesso si sommano molte culture, quella tradizionale e, ad esempio, la cultura dell’accoglienza, che è importantissima, la cultura del buon vivere».

Due anime

Rimini deve quindi saper far convivere le sue due anime (ben sottolineate dallo scrittore Marco Missiroli), tenendo conto di tutte le forme artistiche di cui è testimone (una città che è anche patria di scrittori, autoctoni o adottati, come suggerisce Michele Marziani, e «sarebbe troppo facile dire “sarà il garbino”»). In questa consapevolezza non si può prescindere da un’attenzione per la sostenibilità, per l’ambiente, per tutti gli obiettivi presenti nell’Agenda 2030. «Per questo abbiamo bisogno di pensieri lunghi che mettano insieme i saperi, creino connessioni, fra il notum che è nei nostri monumenti, nelle nostre storie, e inventare quanto di novum ci viene richiesto», sottolinea l’assessore Piscaglia. I riminesi stessi devono quindi essere coesi e consapevoli, analizzando a fondo i propri bisogni. «Il motto “La bellezza ci salverà” – come sottolinea Gnassi – non può essere uno slogan vuoto, da tirare giù da uno scaffale per un discorso». Lo dobbiamo riempire con tutte le competenze e le energie necessarie. Oggi alle 17.30 sulle pagine Facebook e Youtube della presidente dell’Assemblea legislativa della Regione, Emma Petitti, si terrà un incontro proprio sul tema “Rimini capitale della cultura 2024” con Giorgio Tonelli, Leonardo Sonnoli, Mauro Santinato e Alessandro Giovanardi. Modera Donato Piegari.

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