Rimini capitale della cultura 2024 i commercianti storici dicono sì

Rimini

Gli storici commercianti della città dicono sì a Rimini capitale italiana della cultura 2024. Fa proseliti la proposta del caporedattore del Tgr Rai Giorgio Tonelli. Piace al sindaco Andrea Gnassi, il quale propone di estenderla anche alle terre dei Malatesta e del Montefeltro. Piace anche ad alcuni dei più noti negozianti riminesi.

Il parere di Galassi

«È una idea con la quale sono perfettamente d’accordo» sottolinea Aldo Galassi, titolare del negozio di abbigliamento di piazza Tre Martiri, attività che affonda le radici nel lontano 1922. Secondo Galassi «porta prestigio ed economicamente rappresenta un sicuro vantaggio. E in questo momento per Rimini tutto è importante. E Rimini ritengo che ne abbia pure i titoli: la romanità, il medioevo, Fellini». Galassi però ammonisce: «Ultimamente c’è stata un po’ un’inflazione di capitali delle cultura. E penso a Procida capitale nel 2022. Se toccasse a Rimini dovrebbe attivarsi in modo sostanzioso e organizzato, altrimenti il rischio e che un simile evento ci si ritorca contro». E aggiunge: «Fra l’altro a Rimini molto è stato fatto in termini di scoperte, ma ci sono ancora pentole... da scoperchiare e penso, ad esempio, all’anfiteatro. Senza dimenticare che c’è anche il lungomare da ultimare».

Il sì di Fabbri

Sì convinto anche da parte di Alberto “Bertino” Fabbri della Bottega del Caffè. «La cultura è una delle poche alternative possibili in questo periodo. Puntare su storicità e bellezza è importante, perché il mare è sempre più difficile da vendere. E in fatto di cultura, credo che Rimini abbia tutti i requisiti per attirare molti ospiti». Le bellezze da mettere in mostra – secondo Fabbri - non mancano: «Dall’Arco d’Augusto al ponte di Tiberio, fino al Borgo San Giuliano sono tutti validi pezzi di storia sul mercato in grado di attirare l’attenzione dei turisti». L’altro fronte che fa rima con cultura, è quello delle mostre. Dal 2007 al 2012 a Rimini ha operato Marco Goldin considerato il “re Mida” delle grandi esposizioni. A lui va il merito di aver portato a Rimini davvero tantissimi appassionati d’arte, con numeri mai visti per la città. Un’epoca che Fabbri ricorda bene: «Quando è venuto qui Goldin organizzando mostre molto importanti, è riuscito a riempire Rimini di gente anche nei mesi invernali. Ospiti dalle notevoli disponibilità economiche capaci di spendere anche 300-400 euro per un paio di pantaloni, cosa che non accade assolutamente più adesso – racconta Fabbri –. Sapevamo che Goldin sarebbe rimasto solo pochi anni e avevamo chiesto all’amministrazione di prepararsi per il “dopo”, ma questo non è stato fatto in modo adeguato. Oggi invidio Forlì perché attraverso l’arte è riuscita a creare cose molto interessanti, potendo beneficiare anche di un bacino di clienti molto importante dal quale pescare». A giocare dalla parte di Rimini, poi può essere anche il segmento dell’ospitalità: «Se qualcuno vuole dormire per una notte a Firenze aspettando di vedere la città, i musei o una mostra, deve spendere 150 euro; a Rimini possono bastare 35-40 euro. Abbiamo anche questo vantaggio, grazie al quale un ospite può trascorrere le giornate in Riviera con una spesa molto relativa: è il caso di provare a sfruttarlo. E la cultura è senz’altro il segmento più interessante».

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