Rimini, cannabis: analisi errate. Annullato il sequestro di 2 campi

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Gli sequestrano i campi dove coltivano canapa light, perché le analisi stabiliscono che il principio attivo (Thc) di una piantina sequestrata a un ladro è superiore a quello consentito dalla legge. L’avvocato scopre però che la campionatura non è corretta e ottiene il dissequestro delle aree e di un capannone utilizzato per lo stoccaggio del prodotto.

La storia

Vicenda singolare quella discussa davanti al Tribunale del Riesame reale di Rimini dall’avvocato Carlo Alberto Zaina. Tutto inizia quando due persone, finite nella rete dei controlli della divise del Comune, vengono trovate con delle piantine di cannabis. Alla domanda di dove se le erano procurate, rispondono di averle rubate da un campo nella campagna riminese, esattamente in via della Carletta. Le inflorescenze vengono mandate in laboratorio e le analisi “rivelano” che il principio attivo è superiore a quello consentito per la coltivazione e la vendita legale della cannabis. Facile risalire ai coltivatori diretti proprietari di ben due campi: nel primo sono coltivate circa 3.000 piante, nel secondo 250. La Polizia locale quindi chiede e ottiene il sequestro dei due appezzamenti di terreno e di un capannone deposito. Caso chiuso? Assolutamente no. Una seconda analisi commissionata dal perito nominato dalla Procura, svela che gli esami di un altro campione non ha mostrato una concentrazione di Thc superiore a quella consentita. Come mai? L’avvocato Zaina sostiene che il campione “stupefacente” che ha portato al sequestro delle due attività, non è stato prelevato dal campo dove i due ladri hanno detto d’aver fatto scorta, ma dal secondo. Con questi elementi presenta quindi il ricorso al Tribunale reale del Riesame che restituisce ai due coltivatori i campi che nel frattempo non sono stati curati, con conseguente perdita di buona parte delle piantine coltivate nel campo più piccolo.

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