Rimini, Buffa al Galli racconta Gigi Riva e De Andrè

Combattivi, ma sensibili. Anime delicate. Si sono incontrati una sola volta. Era il 14 Settembre 1969. Gigi Riva, la leggenda del calcio italiano, va a trovare Fabrizio De Andrè nella sua casa a Genova. Non si vedranno di persona mai più. Quelle parole, quei silenzi diventano “Amici fragili” in scena questa sera (ore 21), al teatro Galli. Federico Buffa, giornalista, scrittore e storyteller amatissimo dal pubblico per le sue telecronache e per i suoi programmi sportivi, insieme al regista, autore e musicista Marco Caronna e al pianista Alessandro Nidi, racconta al pubblico quella serata e le vite di questi due uomini eccezionali. Flashback, pensieri, frammenti di esistenza, immagini, voci originali e brani indimenticabili. Gli eventi personali e professionali che hanno segnato l’esistenza di Riva e De Andrè prenderanno vita grazie all’arte affabulatoria di Buffa. «Alla fine di quell’incontro Fabrizio regalò a Gigi la sua chitarra – sottolinea Buffa – e Gigi a Fabrizio la maglia con cui aveva giocato quel giorno contro la Sampdoria».

Com’è nata l’idea di questo spettacolo?

«Marco Caronna, un vero deandrenista di prim’ordine, ha visto il mio documentario su Riva che ho realizzato nel 2019 e ha pensato a questo spettacolo. Io sono un grande appassionato di Gigi, fin da quando, da piccolo, abitando a 250 metri dalla sua casa, andavo a vederlo affacciarsi. Quarant’anni dopo ho anche avuto l’occasione di entrare nella sua casa. Una vera emozione».

Undici quadri, undici canzoni. Undici come il numero di maglia di Gigi. Parti narrate, recitate e musicate.

«I brani scelti sono tra i più significativi: tra questi “Anime salve”, “Amico fragile”, “Preghiera in gennaio”, “Fiume Sand Creek”, “Hotel Supramonte” e una canzone che ho voluto io, del cantautore Piero Ciampi, “Qualcuno tornerà”».

Atmosfere liriche e potenti.

«Sono pezzi che andavano controcorrente e che sono ancora attualissimi».

Cosa accomuna queste due personalità?

«La loro caparbietà indiscutibile, l’introspezione, i silenzi, la riservatezza, la testardaggine. Due anarchici. Fabrizio con le sue canzoni tendeva a rispondere a domande che non gli erano state poste. Dava indicazioni, prevedeva con la sua sensibilità. Luigi è la rappresentazione fisica del coraggio. Per questo motivo sono uomini che non hanno età».

Come viene raccontata sul palco la loro amicizia?

«Si sono conosciuti di persona grazie ad un compagno di scuola di Gigi che ha organizzato l’incontro. Un’amicizia che immaginiamo possa continuare anche ora, in maniera onirica. Sul palco due cabine telefoniche del vento (una rossa e una blu, come i colori del Cagliari e del Genoa). Cabine inventate da un giapponese che voleva parlare con un parente defunto. È in questo modo che immaginiamo un viaggio temporale, un dialogo tra l’attaccante e il cantautore».

Tanti gli argomenti che i due affrontano: dalla vita privata, dai successi e alle sconfitte, all’amore per la propria terra: la Sardegna, la Liguria.

«Si parla tanto in questo spettacolo di Cagliari e di Genova, del mare che le accomuna, della malinconia, dei colori del cuore, il rosso e il blu».

E così il pubblico verrà catapultato nel 1940, anno di nascita di Faber, poi nel 1963 quando Riva andò al Cagliari e nel 2006 anno della vittoria dell’Italia ai mondiali. Nel finale le immagini e la poesia in musica di Paolo Fresu che canta la sua versione di “No potho reposare”.

Info: tel. 0541 793811

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