Rimini, botte e minacce alla moglie: la pena scende da 8 a 3 anni

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Le accuse per cui era stato giudicato colpevole dal Tribunale di Rimini erano quelle di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali ed estorsione. Reati perpetrati ai danni della moglie, che avevano fatto finire un 46enne di origini siciliane in carcere, riportando, lo scorso giugno, una pena pari a otto anni di reclusione e 9mila euro di risarcimento da pagare alla vittima. Però, la corte d’Appello di Bologna, a cui si è rivolto l’imputato (assistito dall’avvocata Liana Lotti) è intervenuta riducendo la pena fino a tre anni e tre mesi di carcere, assolvendolo dal reato di lesioni personali e riqualificando il crimine di estorsione in quello di rapina, escludendo la recidiva e concedendogli le attenuanti generiche. Per conoscere le ragioni dei magistrati del secondo grado di giudizio occorre attendere 60 giorni. Ridotto anche il risarcimento previsto per la donna, assistita in giudizio dall’avvocata Veronica Magnani: dei 9mila euro che il Tribunale riminese aveva previsto, il 46enne ne dovrà pagare solo 3mila.

La vicenda

Quello che la difesa festeggia come un successo processuale, era approdato in tribunale (in primo grado) come una vicenda dai contorni piuttosto drammatici.

La denuncia della donna era arrivata nel 2021, dopo (secondo la versione dell’accusa, rappresentata dal pm Davide Ercolani) 18 anni di paura, dolore e sofferenze, trascorsi tra denunce e allontanamenti da casa. Botte, minacce ed insistenti richieste di denaro, atti violenti e clima intimidatorio perpetrato non solo dal marito, ma anche da uno dei due figli minorenni (verso cui la madre non ha mai sporto denuncia), che sotto l’influenza del padre, sempre secondo le ricostruzioni dell’accusa, trattava la madre con disprezzo, fino a sottrarle i soldi dal portafoglio e minacciarla di morte. «Io sono peggio di papà - le disse il figlio in un’occasione - prima o poi dovrai chiudere gli occhi e io lì ti ammazzerò».

Tra gli episodi riferiti dalla donna alle forze dell’ordine, quello in cui, per costringere la moglie a farsi dare dei soldi, il marito l’aveva trascinata sul balcone per poi puntarle una pistola contro. Una pistola rivelatasi giocattolo, ma che, secondo il pm incarnava tutta l’abitudinarietà dell’uomo nel commettere crimini, tutta la sua capacità a compiere gesti violenti con assoluta disinvoltura. Il 46enne, infatti, è risultato più volte coinvolto in rapine o episodi spaccio e traffico di sostanze stupefacenti.

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