Rimini. Bollette, rateizzazioni chieste da 15mila famiglie: "Aumenti del 220% in due anni"

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Lorenzo Pastesini, la nuova presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, due giorni fa, in Parlamento, ha parlato di giacimenti di gas nei nostri mari da sfruttare, che ne pensa?

«Il tema è controverso e spinoso – risponde il direttore commerciale di Sgr -. In Italia lo sfruttamento dei giacimenti di gas metano è andato sempre diminuendo. Se guardiamo al 2017, infatti, estraevamo tra i 5 e i 6 miliardi di metri cubi, mentre negli ultimi due anni, 2020 e 2021, siamo scesi a 2-3 miliardi. Ed esistono studi risalenti ad oltre 10 anni fa, che parlano di capacità di estrazione di 350 miliardi di metri cubi. Dati, però, vecchi, perché poi non fu più consentito trivellare liberamente, che, tra l’altro, fissavano una produzione, al largo dell’Adriatico, di circa 90 miliardi di metri. Tutto questo, però, con piano per la transizione energetica sostenibile per le aree idonee, Pitesai, che definisce quali giacimenti di gas possono essere sfruttati, e quali aree, invece, si devono considerare interdette, perché non idonee, come ad esempio la Laguna di Venezia. A meno che il nuovo governo non apporti delle modifiche».

E per l’Emilia Romagna?

«Veniamo a noi: non rientra nell’area idonea, in particolare lungo la costa. E, comunque, qualora si volesse estrarre gas per ulteriori 2-3 miliardi di metri cubi, necessiterebbero, tra il reperimento delle risorse finanziarie e i nuovi macchinari da usare, dai 12 ai 24 mesi. Insomma, non si inizierebbe a trivellare prima di un anno».

Alcuni ambientalisti sostengono che i giacimenti, tipo quello in Adriatico, avrebbero una capacità di copertura del mercato nazionale di un anno, è così?

«Si stimano teoricamente risorse in Adriatico per circa 90 bcm/anno, ovvero miliardi di metri cubi all’anno. L’Italia consuma circa 70 bcm/anno, per cui teoricamente è vero. L’estrazione di queste riserve richiede però iter autorizzativi ed investimenti che sarebbero chiaramente in controtendenza rispetto alle decisioni prese negli ultimi anni. La produzione nazionale è in forte declino, i giacimenti in corso di sfruttamento si stanno esaurendo. E sempre la produzione nazionale, che alla fine degli anni ‘90 era di 20 miliardi di metri cubi all’anno, ora è scesa a 3 miliardi di metri cubi all’anno. Non si fanno più investimenti per ricerche da diversi anni. E ribadisco che dobbiamo fare sempre i conti col Piano Pitesai, tanto per intenderci».

Il gas liquefatto può rappresentare un’alternativa valida?

«Certamente sì. E’ una delle fonti di importazione che potrà sostituire la mancata importazione del gas russo. I rigassificatori di Ravenna e Piombino, ad esempio, potrebbero garantire, una volta entrati a regime, 10 miliardi di metri cubi di gas complessivi»

Si prospetta un inverno tutto lacrime e sangue, oppure il prezzo del gas è in fase calante?

«Stiamo vivendo un prolungamento dell’estate, con le imprese industriali più energivore che hanno ridotto i consumi di gas di un 25-30% rispetto al 2021, addirittura nei primi venti giorni di ottobre del 40-50%. Proprio mentre il nostro Paese ha massimizzato tutti i canali di importazione alternativi alla Russia: dall’Algeria, all’Olanda e provveduto a riempire gli stoccaggi per un buon 95%. In vista dell’inverno. Siamo perciò in una situazione, ad oggi, ottimale: consumo ridotto, stoccaggi pieni e importazioni buone. Questo mix ha prodotto una diminuzione del prezzo del gas ad ottobre, e anche per novembre: oggi siamo sotto 1 euro al metro cubo, mentre ad agosto eravamo sui 3,5 euro. Ma ai primi freddi e alla ripresa dei consumi i prezzi, molto probabilmente, riprenderanno a salire, al netto, ovviamente, delle decisioni prese a livello europeo, price cap in primis. Ricordo che l’Europa importa dalla Russia il 20% del fabbisogno complessivo, dunque se quel gas dovesse venirci a mancare i problemi potrebbero aumentare ulteriormente».

Direttore, avete adottato delle agevolazioni ad imprese e famiglie?

«Certo. Abbiamo erogato, finora, bonus sociali per 4,3 milioni di euro, nel 2021 la quota aveva raggiunto 1,5 milioni. Per quanto riguarda, invece, i crediti d’imposta delle imprese abbiamo recapitato 8600 lettere ad altrettante aziende del Riminese. Se venissero utilizzati da tutte la quota ammonterebbe a 6,8 milioni di euro. Abbiamo poi provveduto a rateizzare il pagamento di 15mila bollette ad altrettante famiglie nel 2022: in base alla dichiarazione Isee, ovviamente; lo scorso anno furono 5 mila le richieste. E provvederemo a modificare la bolletta da bimestrale a mensile».

Pastesini, quanto incide l’aumento delle bollette sul bilancio di una famiglia riminese?

«Su una famiglia tipo, di tre persone quindi, abbiamo stimato un aumento, tra il 2020 e il 2021, del 120%, che nel 2022 è schizzato, addirittura, al 200%. Insomma, se un cliente, nel 2020, sborsava 1100 euro l’anno, per gas e luce, ora si trova a pagare qualcosa come 2700 euro: più del doppio. Ricordo che nel nostro portafoglio clienti abbiamo 210 mila utenze: 150 mila gas e 60 mila energia elettrica».

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