Rimini. Barista morto per overdose: a processo lo spacciatore

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Il caso della morte da overdose del titolare di un bar del centro storico di Rimini approda in tribunale. Conclusa la fase delle indagini preliminari, per un albanese 27enne, il 13 settembre prenderà avvio il processo in cui è imputato in quanto sospettato di aver ceduto all’esercente, allora 35enne, la dose di cocaina che gli è poi risultata fatale. Il suo cadavere, infatti, era stato ritrovato nel tardo pomeriggio del 23 settembre 2020 nel garage dalla moglie e dalla madre, preoccupate dal suo completo e insolito silenzio. Accanto al corpo, gli inquirenti individuarono tracce di sostanza stupefacente.

La vicenda

Difeso dall’avvocato del foro di Rimini Fabio Massimo Del Bianco, il giovane accusato ai sensi del reato 586 del codice penale (rubricato come “morte o lesioni come conseguenza di altro delitto) è chiamato a comparire davanti alla gip Benedetta Vitolo per l’udienza preliminare, «occasione in cui - sottolinea il legale - sarà necessario provare il nesso causale tra la cessione della sostanza stupefacente e la morte».

Il rinvio a giudizio, infatti, è arrivato dopo una lunga e complessa fase di indagini, in cui gli inquirenti si sono adoperati per ricostruire il fatto tramite intercettazioni e l’acquisizione delle immagini registrare dalle telecamere di videosorveglianza.

Il fatto risale al 23 settembre 2020, quando il barista sprofondò in un totale silenzio che mise in allarme la mamma e la moglie, da cui aveva avuto due figlie.

La tragica scoperta, infatti, era avvenuto intorno alle 18.30 per mano delle due donne, che nel garage dell’abitazione scoprirono il corpo senza vita del 35enne. Una morte le cui circostanze apparirono subito sospette, tanto da spingere immediatamente gli inquirenti a disporre l’autopsia sul cadavere, in modo da accertare le cause del decesso.

Decesso che venne presto ricondotto all’assunzione di cocaina, dando quindi il la alla ricerca dello spacciatore e aprendo dunque la pista all’ipotesi di reato sancita dall’articolo 586 che punisce chi, tramite un’azione illecita, causa senza volerlo la morte o lesioni a un’altra persona.

Tra le accuse mosse al 27enne, anche due episodi di spaccio di droga e la detenzione di armi.

I famigliari del giovane barista si costituiranno parte civile, difesi dall’avvocato Alessandro Pierotti.

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