Rimini. Bancarotta, commercialista rischia 4 anni: declino di una società partita a gonfie vele sul web

Una società di e-commerce che all’inizio navigava nel mare del web a gonfie vele, poi “costretta” a truccare i suoi conti economici per procrastinare il suo fallimento. È così che a distanza di sei anni dal 2017, anno in cui il fallimento è stato comunque dichiarato dal Tribunale, l’ex commercialista e il titolare dell’azienda rischiano di essere condannati a quattro anni di carcere proprio per via dei conti e delle scritture contabili che, secondo la tesi dell’accusa, sarebbero stati ritoccati ad hoc per dipingere un panorama finanziario ben più florido di quanto non fosse in realtà.

Al momento del fallimento, come risultato anche dalle indagini condotte dalle Fiamme gialle, l’azienda riminese che vendeva prodotti online è risultata gravata di un totale di perdite di esercizio nel triennio 2010-2012 pari a circa 137mila euro, ma anche da un buco di bilancio di circa 90mila euro.

Il coinvolgimento del commercialista (per il quale i reati ipotizzati sono bancarotta semplice e bancarotta fraudolenta) riguarderebbe anche la sua attività di socio e legale rappresentante, mentre l’imprenditore (difeso dagli avvocati Carlo Beltrambini e Stefania Lisi) sarebbe stato l’amministratore di fatto. La posizione del professionista è tutelata in giudizio dagli avvocati Paolo Righi e Alessandro Pierotti. Nello specifico, secondo la Guardia di Finanza, nel triennio 2010 – 2012 avrebbe contribuito ad alterare le scritture contabili così da ritardarne il più possibile il dissesto e quindi il fallimento. Tuttavia, la “morte” della società si concretizzò di fatto nel 2017.

I legali della difesa, tuttavia, contestano interamente la ricostruzione fatta dalla pubblica accusa, affermando che gli interventi sulle scritture contabili non avrebbero in alcun modo influito sul successivo fallimento della società. Dal 2010 al 2012, la difesa sostiene infatti che la società fosse solida, ricordando che le indagini della Finanza erano scattate dopo la cessazione dell’azienda, avvenuta nel 2014.

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