Rimini, bagnino coltiva marijuana. "E' per me" e il giudice lo assolve

Rimini

RIMINI. Arrestato con l’accusa di coltivazione illegale di sostanze stupefacenti, viene assolto con formula piena dal giudice. In giardino la polizia municipale gli aveva trovato sette piante di marijuana, sette grammi di hashish e qualche seme di canapa indiana. Per il tribunale di Rimini, però, l’imputato - un bagnino riminese di 46 anni difeso dall’avvocato Carlo Alberto Zaina - non va punito “perché il fatto non sussiste”. Si è riusciti a dimostrare che la produzione, assolutamente minima, era destinata a un consumo personale e in quantità tale che anche un’eventuale immissione sul mercato della droga, in concreto, non avrebbe causato un incremento significativo.

L’accusato lo aveva detto subito ai vigili: «Fumo spinelli fin da quando era ragazzo, senza mai avere avuto guai con la legge, ma non ho mai venduto una sola dose di droga». Coltivava piantine per soddisfare esclusivamente le sue esigenze di consumo personale, con un unico scopo: «Voglio stare alla larga dagli spacciatori». Per conoscere le motivazioni della sentenza bisognerà attendere novanta giorni, ma è probabile che il giudice abbia accolto le tesi difensive sulla nozione giuridica di “offensività”. Una perizia ha infatti dimostrato che la quantità drogante delle piante, deducibile dal principio attivo emerso in laboratorio, era appena al di sopra della soglia minima e comunque, nel totale, compatibile con un consumo personale dell’accusato. Una piccola scorta personale da parte di un uomo adulto con una occupazione regolare. La produzione molto ridotta, inoltre, secondo la difesa, non è da considerarsi neppure potenzialmente idonea a incrementare il mercato della droga, criterio che la Cassazione valuta in concreto ai fini della punibilità. Il bagnino, dopo la perquisizione, era finito agli arresti domiciliari subito trasformati, in sede di convalida, in obbligo di firma.

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