Rimini. Bacia uno sconosciuto e lui la perseguita per mesi

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Si erano scambiati un bacio coinvolgente al secondo appuntamento, senza ancora conoscersi bene. Ma mentre per la donna era stato l’impulso di un momento, l’uomo ne ha fatto una ragione di vita nella convinzione che quella conoscenza superficiale potesse trasformarsi in una relazione sentimentale. Un’ossessione che per la donna, ormai da mesi, rappresenta un incubo: assillata dal timore di incontrarlo vive barricata in casa e teme possa capitarle qualcosa di grave. Così, quando un’auto pirata ha tentato di speronarla, è corsa a chiedere la protezione delle forze dell’ordine ed è scattata la consueta procedura da “codice rosso”. A sua tutela il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Rimini, Manuel Bianchi, su richiesta del sostituto procuratore Luca Bertuzzi, ha emesso un divieto di avvicinamento nei confronti dell’uomo, un riminese di quarantasei anni. Dovrà stare alla larga dalla donna, almeno cinquecento metri, ed evitare di frequentare la casa, il luogo dove lei lavora e il locale che a volte frequenta. In caso di violazione delle prescrizioni, rischia di finire in carcere. La misura, scrive il giudice nell’ordinanza, appare “idonea e proporzionata”, ma ci sarà da tenere comunque gli occhi aperti. In uno degli inquietanti messaggi, infatti, il riminese, scrive: «Ho deciso, non mi interessa; vado di nuovo in carcere».

Il soggetto ha cominciato infatti la presunta persecuzione in un periodo nel quale si trovava agli arresti domiciliari perché accusato di aver commesso una rapina ai danni di un barista. Pensava a lei, a quel bacio, uno degli ultimi momenti di libertà e si illudeva non solo di poter avviare una relazione stabile, ma anche di poter controllare la donna di cui si era innamorato. «Sono tre sere che non rispondi, che cazzo», era stata la reazione all’improvviso silenzio di lei. Quindi, era seguita una serie di foto su WhatsApp che ritraevano la cassetta della posta della casa della donna, l’auto parcheggiata davanti al luogo di lavoro, l’insegna dello stabilimento balneare dove lei si trovava. «Sta arrivando il momento del nostro incontro». Che fosse proprio lui a scattare le foto oppure un suo “complice”, l’effetto per la donna era comunque devastante. Costretta ad affacciarsi guardinga alla finestra. «Merda, bene, sono sotto casa: apri».

Una volta tornato in libertà è diventato ancora più invadente: le minacce via via si sono fatte più esplicite («La pagherai cara») e hanno coinvolto perfino i familiari della donna. «Se non vieni a prendere un caffè con me, vado a casa dei tuoi». Infine, il misterioso speronamento in auto. «Non l’ho visto, ma temo fosse proprio lui al volante».

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