Rimini. Assolto il banchiere Amati: "Mi hanno rubato 10 anni"

Dopo dieci anni, Lucio Amati, ex presidente del Credito Sammarinese, è stato assolto «per non aver commesso il fatto» dall’accusa di aver riciclato un milione e 300 mila euro di una costa dell’Ndrangheta. Condannato invece a 3 anni e 4 mesi l'ex direttore generale dell’istituto di credito Valter Vendemini.

Dottor Amati, partiamo dalla fine. Qual è stato il suo primo pensiero avuta la notizia?

«Al momento non mi sono reso conto di cosa era successo. Adesso, con più calma, sto riflettendo e posso chiudere quegli armadi pieni di 10.000 documenti che testimoniavano la mia innocenza».

Come mai non era presente?

«A Vibo Valentia, in quell’aula bunker, sono andato molte e molte volte. Le assicuro che sarà molto difficile dimenticare quella gabbia. Questa volta, però, anche se era molto importante, non mi sono presentato perché ero già qui in Spagna. Mia moglie ha problemi di salute ed il clima umido di Riccione non le giova. Siamo sposati da 51 anni, la sua vicinanza mi è stata fondamentale per superare le difficoltà attraversate in questi lunghissimi anni».

Qual è la cosa peggiore di tutta la vicenda

«Non c’è dubbio: gli 11 mesi di custodia cautelare chiesti da un pubblico ministero che nell’arco di tutta l’indagine non mi ha guardato negli occhi e interrogato una sola volta. Non mi ha incontrato neppure quando è venuto a San Marino. Perché? Perché io per l’inchiesta italiana non esistevo. Il collegamento con il Credito Sammarinese era soltanto Vendemini. Questa situazione patita, è la cosa che mi offende di più. Io che al massimo ho preso una multa per un divieto di sosta, mi sono visto trattato alla stregua del peggior delinquente. E ripeto. Non ho avuto nemmeno la possibilità di difendermi davanti a chi mi accusava. Questo strapotere dei pubblici ministeri mi ha angosciato e lo sento molto forte anche adesso. È una condanna. Mi sono stati portati via, congelati, dieci anni di vita».

Però?

«Fortunatamente, però, esiste anche l’altra faccia della magistratura, quella giudicante, quella che deve valutare i fatti sulla base di prove concrete e non su dei teoremi campati in aria».

Cosa farà adesso Lucio Amati

«Fino ai primi di maggio resterò sicuramente in Spagna, poi torno a Riccione; il clima per mia moglie sarà migliore e poi devo ultimare la mia tesi di laurea».

Laurea?

«Si, ho approfittato di questo lungo periodo per iscrivermi alla facoltà di Scienze umanistiche dell’università Carlo Bo di Urbino. Dovrei discutere la tesi e laurearmi a settembre. Un bel traguardo che fa pure notizia se la consegue un ottantenne».

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