Rimini, un altro archeologo della domenica

Rimini

I carabinieri della stazione di Saludecio continuano a recuperare oggetti antichi provenienti da scavi nel circondario nell’ambito dell’inchiesta sui cercatori di tesori della domenica. Un nuovo ritrovamento, infatti, è stato effettuato dai militari alle prese con la singolare investigativa che non si ferma neanche di fronte all’emergenza sanitaria e che si offre di ampliare il patrimonio storico-artistico del territorio grazie all’interessamento degli amministratori locali. Stavolta sono andati a bussare all’abitazione di un altro archeologo per caso di Tavullia (Pesaro - Urbino).
È il settimo coinvolto, in ordine di tempo, e - manco a dirsi - anche lui è possessore di un metal detector professionale ed è un patito del collezionismo. Nella casa e nell’officina meccanica dell’uomo, un carrozziere incensurato di 42 anni, sono spuntati reperti “sospetti”.
Il materiale a una prima stima dell’archeologo riminese nominato ausiliario di polizia giudiziaria sarebbe risultato meritevole di tutela.
Dal lungo elenco di materiale sequestrato (più di cento medagliette religiose dal XVI secolo a oggi; crocifissi in bronzo, anelli, spille, centinaia di monete antiche e residuati bellici), spiccano una rara moneta d’argento di epoca romana e altre undici monete in bronzo, le più antiche risalenti al III secolo avanti Cristo.
Addirittura «rarissima» è stata definita dall’esperto un “quattrino” di Carlo Malatesta databile tra il XIV e il XV secolo. Anche in questo caso il tutto è stato posto sotto sequestro, mentre l’archeologo amatoriale è stato denunciato per la violazione del decreto legislativo 42/2004 (articoli 175 e 176) per la detenzione senza alcun titolo di beni di interesse storico archeologico di proprietà dello Stato, beni dei quali non ha mai denunciato il possesso. Il carrozziere, che è difeso dall’avvocato Roberta Di Stefani, ha negato di avere mai trafficato in reperti e ha spiegato che tutto quello che gli è stato trovato è frutto di una passione trentennale.
L’uomo ha indicato le zone che ha battuto con il metal-detector, quasi tutte nel circondario di Montegridolfo, e ha chiesto che i suoi “tesori” «siano ceduti al museo archeologico di Saludecio: avevo già intenzione di farlo. Mi avete anticipato».

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