«Se durante la pandemia si erano registrati importanti aumenti nel consumo della frutta fresca, portando l’Italia sul podio dei Paesi virtuosi, ora la curva va in controtendenza e registra una contrazione – spiega Gianni Indino, presidente del Caar – Centro agro alimentare riminese -. Tra i diversi fattori che stanno contribuendo a questo calo dei consumi c’è l’incremento dei costi di produzione, ovvero di materie prime, carburanti e imballaggi, che al pari di condizioni climatiche non ottimali ha portato ad un aumento dei prezzi di alcuni prodotti ortofrutticoli. In più si deve fare i conti anche con l’inflazione che sta colpendo il nostro Paese che sta facendo diminuire il potere di acquisto delle famiglie, costringendole a rinunciare a qualche acquisto. Purtroppo anche sul nostro territorio si registra lo stesso trend, seppure l’arrivo di frutta fresca sui banchi del Caar rimanga su ottimi livelli».
Come ci ricordano l’Oms e il Ministero della Salute, «un’alimentazione particolarmente ricca di frutta e verdura e povera di grassi, zuccheri e sale contribuisce a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, diabete e patologie dell’apparato digerente. Non dobbiamo mai dimenticare i risultati eccellenti per la nostra salute dati dalla dieta mediterranea e dal consumo giornaliero almeno di 400 grammi di frutta e verdura, corrispondente a circa 5 porzioni».