Rimini, al liceo Serpieri ognuno può scegliere il proprio nome

Rimini

«Tecnicamente si chiama carriera alias. E’ inquadrato nel giusto processo di riconoscimento dei diritti della persona. Ma per me è semplicemente un atto di civiltà». Poche parole, chiare, dirette, prive di orpelli linguistici, che rispecchiano l’idem sentire della società riminese. Quello dei giovani, in particolare. E che il liceo scientifico e artistico “Serpieri” ha voluto condividere attivando quel provvedimento (carriera alias, appunto) che permette a studenti o studentesse, anche minorenni, di poter modificare il proprio nome anagrafico con quello di elezione, scelto cioè dalla persona, nel registro elettronico, negli elenchi e nei documenti interni alla scuola. Proprio come ha fatto, qualche giorno fa, il liceo artistico “Nervi-Severini” di Ravenna. «Tra i giovani, almeno per quello che posso osservare nel mio istituto – spiega la professoressa Fabiola Perazzini, referente Bullismo e Cyberbullismo del liceo “Serpieri” – l’orientamento sessuale non è più un tabù, come, invece, continua ad esserlo tra i quarantenni e cinquantenni. I ragazzi vivono in piena libertà, senza pregiudizi, i loro sentimenti e accettano serenamente ogni identità. Basti pensare che quando fu bocciato il Ddl Zan e molti parlamentari esultarono per quel voto negativo, molti studenti si sono risentiti, mentre altri, con sorriso sarcastico, hanno commentato: “quei politici non capiscono nulla di noi giovani”».

«Processo naturale»

Così, il 20 aprile scorso, il consiglio d’istituto, col dirigente scolastico Francesco Tafuro in testa, ha approvato, all’unanimità, questo atto che, appunto, riconosce l’identità di genere (come avviene già nelle università). «E’ stato un processo naturale – sottolinea la Perazzini -, sfociato dopo un periodo di analisi sulle sofferenze quotidiane vissute, negli anni passati, da quei ragazzi o ragazze che non si identificavano nel loro sesso di nascita. La scuola questo non poteva più permetterlo. Allora, dopo contatti avuti col personale Asl competente sulla disfonia di genere, abbiamo deciso di varare il provvedimento». Un regolamento che, come spiega lo stesso sito internet del liceo “Serpieri”, «evita a questi studenti il disagio di continui e forzati coming out e la sofferenza di subire possibili forme di bullismo». Ma c’è ancora di più. Il “Serpieri”, infatti, si legge sempre sul sito internet, «per assegnare la nuova denominazione non richiede alcuna “certificazione medica e psicologica” perché la varianza di genere non è una malattia, ma un’espressione sana delle tante possibilità del genere umano - l’Oms nel 2018 ha rimosso la transessualità dall’elenco delle patologie mentali -. Quindi, la carriera alias è un atto di rispetto, oltre che di tutela della privacy, verso le istanze delle persone».

Bullismo a scuola

Con la professoressa Perazzini non si può non affrontare la problematica legata al bullismo. Essendo lei la referente diretta del “Serpieri”: «Di casi ne abbiamo avuti, ma non tanti rispetto al numero di studenti, 1400, che frequentano il liceo. Ne avremmo registrati cinque, sei, durante tutto l’anno scolastico. Peraltro non sfociati in violenze fisiche vere e proprie. Ma più psicologiche, con prese in giro o tentativi di emarginazione di compagni o compagne a causa del colore della pelle o dell’aspetto fisico (body shaming, ndr). Situazioni risolte con un percorso dallo psicologo dell’istituto». «I dirigenti scolastici che attivano le carriere alias sbagliano e bypassano la legge. La loro è una fuga in avanti ideologica, che legittima la teoria della fluidità di genere. Questo purtroppo sta avvenendo anche nel liceo scientifico e artistico “Serpieri”». Sulla decisione presa all’unanimità dal consiglio d’istituto della scuola riminese è subito polemica. A lanciarla è il consigliere regionale della Lega, Matteo Montevecchi. «La carriera alias – attacca Montevecchi - comprende anche che venga concordata la scelta del bagno, dello spogliatoio. Paradossalmente, attraverso questa deriva, un maschio che “si sente donna”, attraverso la carriera alias, potrebbe utilizzare a scuola bagni e spogliatoi femminili». L’esponente del Carroccio invita quindi alla prudenza: «In Italia non sono mai varate norme che regolano l’ipotetica possibilità di questa procedura». E aggiunge: «Sarebbe curioso capire se il dirigente scolastico su una cosa così lesiva, abbia informato e coinvolto o meno tutti i genitori, primi educatori dei loro figli, e se il consenso e i patti siano stati rispettati». Quindi la chiosa: «Attraverso una interrogazione regionale chiederò alla giunta Bonaccini se ritiene che l’attivazione delle carriere alias sia legittima, in quanto non contemplata dalle normative vigenti». Anche l’associazione “Pro vita e famiglia” boccia la decisione del “Serpieri”. E il referente territoriale, Simone Ortolani, parla di «iniziativa pericolosa, perché mette a repentaglio la crescita, l’educazione e la salute psicofisica degli adolescenti». E conclude: «Il preside ritiri la proposta».

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