Rimini, accoltellò sei persone assolto per incapacità d'intendere

Quando l’interprete ha tradotto il dispositivo della sentenza del Gup Raffaella Ceccarelli, Somane Duula, il ragazzo somalo che l’11 settembre del 2021 ha aggredito cinque persone e Tamin, 6 anni, ferendolo gravemente al collo con un coltello, è scoppiato in un pianto a dirotto. Poi ha iniziato ad urlare come un ossesso, proprio come aveva fatto quando la polizia la stessa sera della plurima aggressione lo aveva arrestato. La giudice, infatti, sulla scorta anche della seconda perizia psichiatrica da lei richiesta eseguita dal professor Riccardo Sabbatelli giunta alle stesse conclusioni di quella fatta dal professor Renato Ariatti per conto del Pm Davide Ercolani, certificata l’assoluta incapacità di intendere e di volere del giovane e la «grave pericolosità sociale», dopo averlo assolto dalle accuse, tre tentati omicidi e altrettanti ferimenti rubricati come lesioni personali aggravate, ha disposto che per 8 anni sia preso in carico dalla residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) di Reggio Emilia dove già adesso è rinchiuso.

Il padre di Tamin

Prima di arrivare alla lettura del dispositivo, Somane Duula che fin dall’arresto è stato difeso dall’avvocato Maria Rivieccio, aveva voluto fare una dichiarazione spontanea in cui ha chiesto scusa principalmente a Tamin. Ad ascoltarla c’era il padre del piccolo. «Non potrò mai perdonarlo. Non sono affatto soddisfatto. Volevamo una condanna. Doveva pagare per quello che ha fatto a mio figlio. Ha sconvolto la nostra famiglia. Eravamo terrorizzati al pensiero di perderlo. Cosa ho detto a Tamin quando sono tornato a casa oggi? Che l’uomo che gli ha fatto del male è finito in carcere e non uscirà più e che non farà più del male a nessuno». La voce di Mohamed si rasserena quando ricorda la mobilitazione della città «è stata straordinaria» e si dice fiducioso nell’operato del suo legale, l’avvocato Maurizio Ghinelli, «per avere i soldi del risarcimento danni che serviranno a togliere i segni delle ferite sul suo corpo».

Risarcimenti

La conclusione scontata della vicenda penale, apre invece quella del risarcimento danni. L’assoluzione di Somane, infatti, non permette di accedere al Fondo vittime della violenza «legge scritta dall’Italia con gravi lacune e incongruenze» sottolinea l’avvocato Marco Tarek Tailamun, legale di parte civile di una delle due addette ai controlli dei biglietti sulla linea 11 ferite dal somalo. «In assenza di condanna il giudice non si può esprimere in sede civile. Non potendo accedere al Fondo delle vittime delle violenze per lo stesso motivo, attenderò con i colleghi di conoscere le motivazioni della sentenza e poi valuteremo a chi chiedere di rispondere dei comportamenti del 27enne». Il somalo all’epoca era ospite di una struttura riccionese gestita dalla Croce rossa.

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