Rimini, accoltellato a scuola. La preside: "Per favore, non parlate di bullismo, è solo immaturità"

Perché lo hai fatto? Perché mi fastidiava». È la risposta dell’accoltellatore alla domanda della professoressa Franca Berardi dirigente scolastica dell’istituto Alberti di Rimini, di nuovo al centro di un fatto di cronaca dopo la bravata dell’alunno che aveva spianato una pistola giocattolo in faccia ad una professoressa.
«Per favore non parlate di bullismo. I due protagonisti di questa storia - prosegue - sono ragazzi normalissimi, solo più taciturni rispetto alla media. Il primo forse è un po’ meno maturo della sua età e si diverte a “stuzzicare” i compagni di classe, per esempio, facendogli cadere libri astucci quando passa accanto ai loro banchi». Uno “scocciatore” che per lo stesso feritore, evidenzia la dirigente «non fa nulla di grave, perché butta solo tutto per terra».
Allora cosa è successo ieri mattina nel laboratorio numero 8? Per la professoressa Berardi è stato un “raptus” che «non poteva essere prevedibile in nessun modo perché dall’inizio dell’anno non abbiamo registrato o ci sono stati segnalati dei problemi da parte degli studenti». La prova? «La nota più grave che si può leggere sul registro di questa classe di 26 ragazzini “frizzanti” come quelli di tutte le prime alle prese con il primo anno di superiori e il secondo di scuola nel cuore della pandemia, è quella ricevuta da un alunno sorpreso a fumare durante il trasferimento in palestra». Il grande dilemma «è quello sul tipo di sensibilità educativa che i ragazzi ricevono. La scuola - conclude la professoressa Berardi - non crea certe situazioni. Mette in evidenza problematiche nate altrove».

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