Rimini, a 104 anni batte per la seconda volta il Covid e si fa regalare un iPhone

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Sconfigge ancora il Covid a 104 anni e si fa regalare l’iPhone. Non è la classica nonnina che ti aspetti Guglielmina Lucchi, detta “Mina”, ma una vulcanica signora tanto colta quanto elegantissima. Una donna che, per intenderci, ha sempre il naso nei tutorial ma abbina il colore della maglia con le collane. Una che ricama per beneficenza, in tv vede solo “Colombo” e scalpita per l’ultimo libro di Nicholas Sparks. Ospite dal luglio 2020 della casa di riposo igeana “La Marina”, viene definita da tutti «patrimonio dell’umanità Unesco». Insegnante e dipendente Sip, ha guidato tra l’altro fino a 96 anni senza collezionare neanche una multa né tantomeno incidenti.

Mina, come sta?

«Sono ricaduta nel Covid nei giorni scorsi. Non riuscivo a crederci, vista la mancanza di sintomi. Dinamiche tutte in linea con la prima infezione contratta a novembre 2020, compresa la rapida guarigione. Sono grata alla campagna vaccinale, a cui ho aderito per quattro volte. Come ho trascorso il tempo? Nel primo isolamento ho ricamato tovaglie per i missionari, in questo invece mi sono data alla tecnologia. Mi dispiace solo che i festeggiamenti per il mio compleanno, siano finiti in sordina perché cadevano il 24 ottobre quando il focolaio era già esploso. Ma ci rifaremo senz’altro, intanto vedo il bicchiere mezzo pieno: il semifreddo preparato da mia sorella era ottimo. Da bambine festeggiavamo insieme, essendo nate a pochi giorni di distanza: di torta ce n’era solo una, senza candeline, ma eravamo felici lo stesso. Tornando alle malattie, negli anni Venti sono stata risparmiata dall’influenza Spagnola che pur ha mietuto tante vittime in Europa. Potrebbe esserci una correlazione con il Covid. Il Dna non è acqua».

Merito del Dna se è arrivata fino ai 104 anni?

«Penso proprio di sì, per questo è difficile stilare una ricetta universale. Non esiste un elisir di lunga vita. Però mi piacerebbe che la gente si concentrasse per aggiungere qualità e non quantità alla sua esistenza. Prenda me, alleno la memoria ogni giorno con i cruciverba, ammiro la bellezza della natura dalla mia finestra. E se tardo a prendere sonno ne approfitto per ripassare le tabelline o la geografia. Di solito vado forte con le capitali degli Stati o i capoluoghi di regione. Perciò l’altra notte mi sono preoccupata, dato che non rammentavo la città più importante della Scozia. Comunque, oltre allo studio, la forza mi viene dal gioire per le piccole cose. Un esempio? Sono già emozionata per le decorazioni che “La Marina” prepara in vista del Natale e seguo con piacere i tutorial sul web».

So che aveva chiesto un’iPhone proprio per i tutorial.

«Sono vedova da quasi mezzo secolo e non ho figli, ma una cara nipote che mi è sempre vicina. All’avvicinarsi del mio compleanno, ha pensato di far cosa gradita regalandomi un tablet, visto che lo schermo è più grande, ma io non ero convinta e purtroppo non ho saputo nascondere la delusione. L’iPhone ha un sacco di vantaggi in più: l’ho visto a Francesca, la nostra responsabile dell’animazione. Così in quattro e quattr’otto è arrivato il cellulare, al posto del tablet, e ora sto imparando ad usarlo. E a proposito di compleanni, vorrei dire una cosa».

Prego.

«Sulla stampa c’è troppa attenzione per le donne giovani, intendo quelle sui cento anni, mentre si tende a trascurare quelle più grandi ma non scriva anziane: mi raccomando. Fermo restando che inoltrarsi così tanto lungo il cammino non è tutto oro che luccica».

Perché?

«Vedi morire le persone che hai amato di più. E se resta la testa lucida e la battuta pronta, non è che trovi con facilità coetanei pieni di interessi. Non ho mai una conversazione come si deve, a dirla tutta. Gli ospiti della casa di riposo sono bravissime persone, ma spesso i più giovani non sanno stare al passo».

Qualche rimpianto ce l’ha?

«Non ho mai partecipato a un safari, anche se ne ho avuto l’occasione. Dopo aver girato mezza Europa mi hanno proposto un viaggio in Africa. Forse avevo 60 anni, non ricordo bene. Era il mio sogno vedere gli animali selvaggi in libertà, ma ho avuto paura. Ora so che non bisogna tirarsi indietro ma buttarsi nella vita: questo è il segreto. Vale per i viaggi ma anche per i sentimenti».

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