Rimini: 13enne aggredito in stazione. Il padre: violenza assurda

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Il giudice del tribunale minorile di Bologna ha convalidato l’arresto dei tre minorenni di origine magrebina di età compresa fra quindici e diciassette anni catturati dagli agenti della Polizia ferroviaria di Rimini dopo una violenta rapina ai danni di un tredicenne. Due dei presunti responsabili sono stati destinati in una comunità, il terzo va ai domiciliari nell’abitazione dei genitori. Erano arrivati a Rimini per una breve vacanza, provenienti dalla Lombardia (Lecco, Como e Monza). L’assalto ai danni del tredicenne risale al pomeriggio di venerdì scorso ed è avvenuto nel sottopasso del grattacielo. La risposta degli agenti della polfer, applauditi dai passanti, è stata eccezionale, resta però la gravità dell’accaduto che ripropone il problema delle gang giovanili. Le conseguenze dell’aggressione per il minore preso a calci e pugni per una catenina e per il cellulare, rischiano di andare ben oltre i sette giorni di prognosi. «Mio figlio ha la caviglia gonfia, il ginocchio ammaccato, ma soprattutto è ancora spaventato e sotto choc - racconta il padre - Non vuole più uscire di casa e temo che ci vorrà del tempo prima che riesca a riprendersi».

L’uomo, di origine albanese, vive e lavora a Rimini dal 1997. «Lo dico da immigrato: chi viene in Italia da altri Paesi deve comportarsi bene. I genitori vogliono dire molto, per avere rispetto bisogna dare rispetto, poi sennò la gente fa di tutta l’erba un fascio. Quello che ha subito mio figlio è inaccettabile. Detto questo, servono delle regole e chi sbaglia deve pagare. Ringrazio i poliziotti, sono stati bravi e gentilissimi con mio figlio. Ma ora gli aggressori sono già fuori. Comincio a lavorare all’alba e vedo delle scene assurde: giovanissimi ubriachi, fatti di droga, e nessuno dice loro niente». Tanta amarezza per quello che è successo. «Per avere tutela legale mi sono rivolto all’avvocato Lorenzo Manfroni, spero che mio figlio possa superare il trauma subito, cercherò di fare il possibile per aiutarlo a superare questo difficile momento». Il ragazzino ha vissuto un incubo. Portava a mano la bici lungo il sottopasso quando è stato circondato. «Andava al mare, un amico lo aspettava sotto al grattacielo». «Gli hanno detto di consegnare il cellulare, lui ha detto no e lo hanno preso a calci e pugni, anche dopo averlo buttato a terra. Gli hanno strappato la catenina. È ancora scosso, ha avuto per giorni il mal di testa e non riesce a dimenticare».

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