Rimini, 12 milioni di patrimonio sequestrati a un imprenditore VIDEO

Nove fabbricati, 44 terreni, quote societarie, beni aziendali, conti correnti, denaro liquido per un totale di 12 milioni di euro. È la somma che il Nucleo di polizia economico finanziaria del comando provinciale della Guardia di finanza di Rimini ha sequestrato a scopo di confisca a un imprenditore 64enne da tempo trapianto in Riviera dalla Calabria. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale delle misure di prevenzione di Bologna e fa seguito alla richiesta per l’applicazione del regime di sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di dimora, avanzata dal sostituto procuratore Davide Ercolani. Domanda avanzata nello sviluppo dell’inchiesta del Pm riminese che vede il costruttore indagato per l’ennesima volta per evasione fiscale ed intestazione fittizia di beni. Con lui nel registro degli indagati è iscritto anche il nome della cosiddetta “testa di legno” cui avrebbe intestato delle proprietà per evitare eventuali sequestri.

Le prove dell’accusa

Secondo le Fiamme gialle e la Procura riminese le indagini hanno dimostrato senza ombra di dubbio la sproporzione tra i beni posseduti ed i redditi dichiarati dall’imprenditore. Una fortuna accumulata, secondo l’accusa, grazie a una serie di illeciti commessi negli anni come la bancarotta fraudolenta (per cui ha rimediato una condanna definitiva nel 2004), l’evasione fiscale ed altri reati distrattivi per cui ha subito condanne passate in giudicato nel 2015 e nel 2016. Tutti precedenti che giustificherebbero quindi l’applicazione della normativa di prevenzione patrimoniale.

Conoscenze pericolose

Nel suo passato c’è anche un coinvolgimento in una vecchia indagine sulle ’Ndrangheta della Dda di Bologna dove il suo nome compariva al fianco di quelli di parenti stretti di Giovanni Lentini (oggi diventato pittore di icone sacre nel carcere di Fossombrone dov’è detenuto) e Saverio Masellis personaggi legati alla criminalità calabrese e al mondo delle bische clandestine. Proprio quest’ultimo ambiente stava per costare la vita a Lentini ferito a colpi di pistola sul portone di un circolo sotto la galleria Viscardi a Riccione nel 2005.

L’ultimo precedente

L’ultima inchiesta della Procura riminese che lo ha riguardato è datata 2018. Quella volta il pubblico ministero Paolo Gengarelli gli contestò un’evasione fiscale per 5 milioni di euro. Indagati con lui anche il figlio e la moglie. Le indagini erano durate due anni. All’imprenditore veniva contestato d’aver realizzato, attraverso la propria azienda di costruzione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, un impianto fotovoltaico a Fano, subappaltando parte dei lavori a ditte che avrebbero, poi, emesso nei confronti della sua società fatture per operazioni inesistenti per un importo pari a quasi 4.6 milioni. Questo gli avrebbe permesso di evadere le imposte per oltre 2,2 milioni di euro. Attraverso diversi conti correnti, quindi, il denaro sarebbe stato trasferito su altri conti intestati a società e persone fisiche riconducibili al 64enne. Tracce di questi soldi vennero trovate in banche di San Marino, nel Regno Unito. Soldi utilizzati per acquistare immobili intestati alla consorte attraverso due società costituite ad hoc.

La difesa

«Il mio cliente fu solo sfiorato da quella vecchia indagine – sottolinea il difensore dell’imprenditore calabrese, l’avvocato Piero Venturi –. Non fu mai accusato di alcunché. Per quanto riguarda gli altri processi siamo ancora in una fase non definitiva». Annuncia quindi di aver già presentato ricorso al Tribunale reale del Riesame di Rimini contro i sequestri in ambito penali circa l’indagine della Guardia di finanza per l’evasione fiscale, «e andremo in Corte d’Appello contro la misura di prevenzione patrimoniale».

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