Rimini, 1.400 pacchi viveri alle famiglie in difficoltà

Rimini


“Favorire l’inclusione sociale e contrastare lo scivolamento verso la povertà attraverso il diritto al cibo. Questo  – spiega l’assessore alla protezione sociale, Gloria Lisi – è l’obbiettivo di fondo per cui l’amministrazione comunale sta stanziando risorse e attivando le reti di sostegno territoriale, attraverso la composizione, l’acquisto e la consegna di più di 1.400 pacchi viveri. Nelle emergenze il primo bisogno che viene in mente – prosegue la Lisi – e anche il più immediato, il più drammatico, è quello del cibo. Lo abbiamo verificato durante il lockdown della passata primavera, quando i nostri servizi, insieme all’associazionismo, si erano attivati per portare spese a casa, pasti caldi e prodotti di prima necessità non solo agli anziani, ma anche alle famiglie più in difficoltà. Da questa esperienza nasce la consapevolezza di attivare progetti territoriali con i quali prevenire le emergenze. La consapevolezza, come già detto la settimana scorsa, è che la pandemia abbia aumentato i bisogni sociali, rendendoli più trasversali. Abbiamo il dovere di essere pronti per affrontare queste nuove esigenze e farci trovare pronti per il difficile periodo che stiamo vivendo e per quelli che potrebbero arrivare".
Per questo, dalla scorsa primavera, sono stati acquistati beni di prima necessità da far confluire in pacchi viveri. I destinatari sono diversi e trasversali e non solo, come nel passato, i più poveri. "Una parte rimane destinata a chi già conosciamo da tempo, ma un’altra, molto consistente, è destinata oggi, tramite l’intermediazione dello sportello sociale, a famiglie anche nuove, un tempo non conosciute o che non si rivolgevano comunque ai servizi sociali. Di questi pacchi viveri, una parte, circa trecento, sono già stati distribuiti, circa un migliaio sono in consegna, e altri ne distribuiremo in futuro. Si tratta di numeri che cambiano continuamente, a seconda dei bisogni.  L’obiettivo non è “solo” quello attivare altre iniziative di sostegno, ma anche quello conoscere e capire le reali esigenze dei cittadini. prestando loro una prima assistenza, informando il cittadino sui servizi pubblici e privati che esistono sul territorio. Questo perché spesso si tratta di famiglie che si sono trovate in difficoltà per la prima volta e non conoscono i servizi offerti. Come Istituzione facciamo la nostra parte, ma senza il contributo dell’associazionismo come, in questo caso, la Papa Giovanni XXIII e l’Auser,  e del volontariato locale non riusciremmo ad arrivare a coprire il territorio. Volontariato, come nel caso dell’Auser  - ma non solo - in larga parte composto proprio da quegli anziani che qualcuno vorrebbe derubricare a “non produttivi”. In questi giorni il nostro ringraziamento va, come è giusto che sia, a tutti gli operatori della sanità; ma non dobbiamo dimenticare chi,  come questi volontari, in modo più silente e meno visibile, è impegnato ogni giorno a garantire la tenuta della comunità, sostenendo i più deboli, prevenendo il rischio di un’emergenza sociale che la pandemia potrebbe acuire e ampliare".

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