Riminesi volontari in Polonia: "Migliaia di profughi in fuga"

Sono arrivati ieri a Medyka al confine fra Polonia e Ucraina, il segretario generale della Papa Giovanni, Gianpiero Cofano, e il responsabile dell’Operazione Colomba, Alberto Capannini. In serata li ha raggiunti anche l’assessore del Comune di Rimini Kristian Gianfreda.

La missione di pace

«Dopo molte ore di viaggio abbiamo raggiunto la Polonia e visitato il primo centro di accoglienza, nei pressi del confine con l’Ucraina – racconta Gianpiero Cofano –. Si tratta di una struttura di accoglienza realizzata dalle autorità polacche: una sorta di deposito con un migliaio di brandine e dove stanno arrivando tantissimi profughi. Seppure si tratti di situazioni che vediamo e con cui ci confrontiamo ormai da 30 anni, non ci si fa mai l’abitudine».

«Ci sono soprattutto, bambini, donne e anziani in fuga dalla guerra – prosegue il segretario generale –. Gli ucraini che arrivano qui, se ne vanno quasi subito: hanno già chi li viene a prendere. Quelli che restano, sono i profughi dei profughi: rifugiati iracheni, pakistani, afghani, libanesi. Gente che si trovava in Ucraina o ci studiava e ora non sa dove andare, in attesa che qualcuno li porti altrove. Ci abbiamo messo mezz’ora a convincere un ragazzo afghano che aveva appena ricevuto il timbro di ingresso in Polonia che era una cosa positiva, mentre lui pensava di essere stato espulso».

Direzione Leopoli

Cofano, Capannini e Gianfreda proveranno questa mattina all’alba a oltrepassare il confine, con direzione Leopoli, una delle principali città ucraine diventata lo snodo dei soccorsi: «Continuano a dirci che è molto pericoloso arrivare fino a Leopoli. Ce lo ha ripetuto ieri al confine, anche un deputato polacco che parla bene italiano. Ma il nostro maggiore problema sarà come tornare indietro, perché per passare la frontiera e rientrare in Polonia ci hanno detto che servono quattro giorni di tempo per appena 50 chilometri di strada. A Leopoli ci ospiterà un sacerdote italiano nella sua chiesa. Ci ha già avvisato che è piena di profughi, ma in qualche modo riusciremo ad arrangiarci».

L’aiuto

I tre membri della Comunità Papa Giovanni entreranno in Ucraina con un’auto portando al seguito alcuni aiuti. L’obiettivo è soprattutto la logistica: «È una missione conoscitiva, vogliamo capire quello che c’è da fare. Come Comunità, oltre a ciò che facciamo in Italia, pensavamo di organizzare una task force di primo intervento nei pressi del confine o, se ci sono le condizioni, anche di rimanere a Leopoli. Domani contiamo di vedere di persona la situazione per poi procedere con gli aiuti».

Dove, come, quanti. Il Prefetto di Rimini Giuseppe Forlenza ha convocato per domani al Palazzo del Governo una riunione con i sindaci della provincia per definire ufficialmente quale e quanta sia realmente la disponibilità ad accogliere i profughi in fuga dall’Ucraina.

Un passaggio obbligatorio perché fino ad ora gli amministratori hanno fatto dichiarazioni “ufficiali” in diversi consessi ma non alla Prefettura l’organismo cui istituzionalmente è demandato il compito di gestire situazioni delicate come queste. Un “esodo” biblico quella affrontare nel migliore dei modi. È presumibile, infatti, che saranno molti i cittadini ucraini che cercheranno di ricongiungersi con la numerosa comunità presente a Rimini e provincia. Per l’accoglienza sarà ovviamente fondamentale capire anche quale sarà la reale disponibilità di stanze e alloggi.

Ecco perché all’incontro conta di essere presente anche la presidente dell’associazione albergatori (Aia) Patrizia Rinaldis «perché la macchina della solidarietà - ha precisato - va guidata per essere veramente efficace. Attendiamo perciò indicazioni precise, quelle che anche oggi qualcuno mi ha chiesto ma non sono stata in grado di dare». In compenso però «da diverse parti d’Italia ci hanno già telefonato per dire che sono pronto a fornirci aiuto». E.Ch.

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