Ricordi ancora raggelanti a un mese dal disastro a Cesena

Oggi è un mese esatto da quando il Savio ha rotto gli argini cittadini invadendo da subito, ed in maniera flagellante, l’abitato di San Rocco e le parti più vicine al fiume dell’Oltresavio.

In via ex Tiro a Segno i ricordi di tutti sono ancora terribilmente vividi. Quando quel terribile martedì pomeriggio il Savio ha allagato ogni cosa il signor Renzo Valdinoci e il figlio erano in strada. Il racconto di quelle ore è ancora pieno di adrenalina: «Vuoi vedere le foto di come hanno salvato mio figlio?», dice mentre tira fuori il cellulare.

Quando il Savio è entrato a San Rocco loro avevano avevano appena finito di caricare due lavatrici sul furgone per cercare di metterle in salvo e si stavano allontanando quando qualcuno ha urlato che stava arrivando l’acqua. «Abbiamo lasciato la macchina alla chiesa e siamo tornati indietro correndo per rientrare in casa». Una corsa di qualche centinaio di metri, «ma quando abbiamo cominciato a correre ci saranno stati 30 centimetri, un centinaio di metri dopo l’acqua era già alta un metro».

Nella foga del momento i due si sono separati. Il figlio a destra sul lato della via dove abitano, lui a sinistra e per non farsi sopraffare dalla violenza dell’acqua. Ciascuno ha cercato riparo come poteva. Renzo Valdinoci è riuscito a entrare nel condominio proprio di fronte a casa sua. Trovando riparo inizialmente in un balconcino al piano terra: quando ha capito che l’acqua lo avrebbe raggiunto anche lì è sceso e immerso fino al collo è riuscito a portarsi sul retro… Una volta lì «a forza di sbattere e gridare aiuto mi hanno sentito e fatto entrare». È lì, ospite dei vicini, che ha passato la prima notte, ed è dal di lì che è stato testimone del salvataggio del figlio.

Nemmeno lui, nonostante si trovasse nel lato “giusto” della via, è riuscito a rientrare in casa. È rimasto prima aggrappato alle ringhiere delle case e alla fine ha trovato riparo su un albero. Quando finalmente è arrivata la barca dei vigili del fuoco per salvarlo, «… La corrente era talmente forte che l’ha fatta girare e finire in fondo alla via», racconta il padre. «Per raggiungerlo hanno dovuto arrivarci con un gommone più piccolo e delle corde, ma quando gli sono arrivati di fronte la corrente era così forte che non riuscivano ad avvicinarsi. Ci sono riusciti grazie a un vicino che ha lanciato una corda che hanno legato al palo li vicino».

Quando finalmente l’acqua si è ritirata è arrivato il momento di fare i conti con i danni: «Entri pure, entri a vedere», insiste. La casa è una di quelle fresche di restauro realizzato con il bonus 110. «Vede che fuori è tutto nuovo? Lo era anche dentro – dice mentre mostra l’appartamento completamente spoglio con le tracce di fango ancora visibili nel muro. L’acqua ha persino divelto il pavimento. Le batterie del fotovoltaico sono andate, l’arredamento non esiste più». Lui e il figlio abitano al piano sopra, lì abitava un’inquilina americana, «si è trasferita a Ravenna, in una zona che non è stata colpita», precisa. Ora il timore è che i soldi promessi non arrivino, e invece servono «e in fretta», aggiunge. Sarà l’ennesima volta che racconta la sua storia, ma per lui farlo è un sollievo, «almeno ci sfoghiamo un po’». Ma il più grande dei conforti sono stati i volontari: «Ha presente quel video dove tutti cantano Romagna mia? È stato girato proprio qui davanti a casa mia. È stato bellissimo», aggiunge orgoglioso.

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