Riccione ricorda Don Giorgio: "Padre e amico anche ora"

Riccione

Una Messa presieduta dal vescovo Francesco Lambiasi per ricordare don Giorgio. La Parrocchia dei Santi Angeli custodi di Riccione ricorda don Giorgio Dell’Ospedale ad un anno dal ritorno alla Casa del padre, avvenuto il 31 ottobre 2020. Fu il primo sacerdote della chiesa riminese a morire per Covid e domenica alle 18 nella chiesa della Pentecoste la comunità si stringerà in un simbolico abbraccio, attorno al vescovo ed al nuovo parroco don Stefano Battarra, nella celebrazione prefestiva di Ognissanti. «Don Giorgio è più padre e amico di prima, solo in una forma diversa - spiega uno dei curatori del libro e della mostra organizzata in sua memoria nel settembre scorso -. Lo sentiamo vicino – sottolinea - e come amico e padre continua a incidere sulle nostre vite». Ma come per la mostra, precisa, neppure adesso «ci interessava una commemorazione di ciò che è stato, ma piuttosto vedere come continua ciò che abbiamo incontrato. Perché senza questo “ora” – nota - rimarrebbe solo la nostalgia di qualcosa che non c’è più. Ma non è così. Don Giorgio ci ha fatto innamorare di Cristo e dunque quest’esperienza non finisce con lui. Sennò sarebbe triste ricordarlo, invece – afferma - è una festa, perché ora gode fino in fondo di quella vita piena che ci ha fatto assaporare». C’è senz’altro il dolore, riconosce, «ma la pienezza lo riempie di una speranza infinita». E riguardo al nuovo parroco sottolinea: «Con un’umiltà e intelligenza non comuni si è messo al servizio e alla guida di tutti con discrezione, facendoci compiere passi importanti. Siamo contenti che ora sia lui a guidarci». Intanto si preparano le Messe all’insegna della semplicità e sobrietà, perché come ricorda un altro parrocchiano, in questo anno proprio la semplicità è stata il filo conduttore di ogni celebrazione in ricordo di chi spentosi all’età di 78 anni è stato parroco per 47 nella stessa comunità. Ma quali canti saranno scelti? «Stiamo ancora decidendo», spiega una delle due maestre dei cori. Di certo «eseguiremo quello scritto per il suo funerale da Ciro Picciano ed intitolato “Il tuo popolo”». Senza trascurare i canti «molto gioiosi che il parroco amava, tant’è che evitava, anche nelle occasioni più tristi, le melodie noiose e lente». Tra i temi invece, precisa la parrocchiana, «prediligeva quelli incentrati sull’unione della comunità, come “Che sia una sola cosa”». E sul finale sigilla i ricordi, notando che nell’anno trascorso a commuoverla sono stati tanti giovani . Perché «nei momenti di difficoltà, tornava loro in mente il don e si recavano a fargli visita al cimitero, pregando insieme».

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