Riccione, il dolore degli operatori del Centro 21 dopo la tragedia

Non se la sentono di parlare singolarmente, di raccontare uno per uno il proprio dolore per la perdita di ragazzi e ragazze “speciali” perché affetti dalla sindrome di Down. Quei giovani e meno giovani che nella casetta bianca e azzurra di Centro 21 sperimentavano e acquisivano la loro autonomia, i loro desideri e i loro sentimenti.
Allora i loro educatori si fanno forza e quel dolore gigante lo esprimono tutti insieme. Si affidano alle parole di un’operatrice divenuta per l’occasione portavoce, Eleonora Gennari, che in piedi, davanti alla porta dell’associazione che è anche una casa, legge il messaggio colmo di sofferenza condiviso con gli educatori. In silenzio, stretti intorno a lei, la ascoltano ripetere ai cronisti le parole che ripercorrono il senso del loro agire e del loro dolore.
«Sono perdite che ci lasciano un vuoto incolmabile – dicono, in riferimento al socio volontario Massimo Pironi e ai cinque ragazzi con disabilità deceduti –. Erano in viaggio per partecipare a un evento in collaborazione con Centro Zaffiria, per cui lavorava anche Alfredo Barbieri». Con lui, Rossella, Valentina, Maria e Francesca che da diversi anni vivevano insieme nel loro gruppo appartamento, «erano felici ed emozionate – sottolineano – perché quella era la loro prima vacanza insieme». «Romina, invece – aggiungono – è la nostra super educatrice, attenta a ogni ragazzo, bravissima. Non sappiamo come potremo riprenderci da tanto dolore, ma sappiamo che quello che resta è un centro con gli altri ragazzi, che hanno bisogno più che mai di ritrovare vivo questo luogo che è anche la loro casa».
«Ce la faremo – concludono – forti anche del loro grande insegnamento».